La Nuova Sardegna

Lapideo, crolla l’export ma le imprese tengono 

Lapideo, crolla l’export ma le imprese tengono 

L’instabilità in paesi chiave come la Turchia rende incerto il futuro Ma il settore resta stabile nell’isola per numero di addetti e di imprese

24 giugno 2017
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SASSARI. L’oro di Sardegna è fatto di pietra. Granito, marmo e basalto sono ancora richiestissime nel mercato internazionale. Il settore lapideo mostra segni di vitalità ance se lo stato di salute presentato da Confartigianato mostra segnali contrastanti. L’export è in crisi, il settore risente delle turbolenze internazionali. Il crollo delle importazioni da parte della Turchia e di alcuni paesi mediorientali ha sono un segnale negativo.

I numeri. I dati dell’osservatorio di Confartigianato Sardegna per le medie e piccole imprese descrivono un comparto regionale di 528 imprese, di cui 350 artigiane, 66,3 per cento. Queste ultime sembrano reggere meglio alla crisi con i numeri in leggera crescita rispetto alla fine del 2016, con un più 3 per cento nel primo trimestre 2017. Dànno lavoro a 282 dipendenti per un totale di 692 addetti. L’analisi, in ogni caso, ha anche registrato sia i 310mila metri cubi di pietre ornamentali estratti dalle cave sarde, sia il crollo del comparto dal 2009 quando nell’isola venivano censite 414 realtà artigiane, arrivate a 367 nel 2013 e 347 nel 2016. Dall’inizio della crisi sono scomparse 63 micro e piccole aziende. In altre parole è stato perso il 16,1 per cento del comparto.

L’export. È la nota dolente. Il dato deve essere letto nella sua interezza. C’è una grande quantità di materiale estratto. Ma i bassi numeri sono derivati dal fatto che le pietre, nella stragrande maggioranza dei casi, vengono vendute a società della penisola come materia prima che, in un secondo tempo, viene trasformata in semilavorati o in prodotti finiti. Nel 2016 numeri delle esportazioni di pietre tagliate, modellate e finite made in Sardegna ammonta a 2,1 milioni di euro. Il 41,1 per cento destinato a mercati europei. Il 58,9 per cento a mercati fuori dall’Ue. Rispetto al 2015 la domanda di pietre dei mercati esteri è scesa del 30,4 per cento. La flessione è determinata dal calo delle vendite sui mercati extra Ue, che è stato del 43,1 per cento.

I mercati. Per ora il settore si regge sulle commesse ricevute negli anni precedenti, ma il futuro è sempre più incerto. Anche a causa del clima di instabilità che si respira a livello internazionale. «Solo una piccola parte del fatturato, che interessa gran parte delle micro imprese del settore, arriva dal mercato interno – spiega Antonio Matzutzi, presidente di Confartigianato –, la maggior parte del lavoro arriva dall’estero e c’è preoccupazione per i segnali d’incertezza e di flessione che vengono da alcune realtà importanti». Le incertezze alle quali fa riferimento Matzutzi sono quelle della Turchia che ha ridotto gli acquisti rispetto del 2016 del 46,9 per cento. Proprio sull’export, i primi 5 paesi - che rappresentano il 67,6% delle esportazioni totali di pietre della Sardegna – sono Francia (21,8%), Spagna (14,3%), Turchia (10,8%), Albania (10,8%) e Libia (9,8%). Di questi paesi 3 su 5 registrano una variazione positiva: Libia (+77,3%), Francia (+75,3%) e Albania (+59,7%) mentre crolla il mercato in Spagna (-28,9%) e Turchia (-46,9%). Il 50% delle vendite sui mercati esteri di pietre tagliate, modellate e finite sono realizzate da imprese della provincia di Nuoro-Ogliastra che esporta per 1milione 110mila euro.

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