La Nuova Sardegna

Poligoni militari, il procuratore Mazzeo: «A Quirra interrato il napalm»

di Giusy Ferreli
Poligoni militari, il procuratore Mazzeo: «A Quirra interrato il napalm»

La denuncia del deputato di Unidos Mauro Pili arriva dopo l'audizione del procuratore della Repubblica di Lanusei

22 giugno 2017
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LANUSEI. «Il poligono di Quirra discarica abusiva per il Napalm». La denuncia del deputato di Unidos Mauro Pili arriva dopo l'audizione del procuratore della Repubblica di Lanusei, Biagio Mazzeo, di fronte alla commissione parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito. E non è l'unica denuncia: dei 167 decessi di civili e militari per linfomi e tumori che hanno dato il nome alla famigerata Sindrome di Quirra non parla più nessuno. Dimenticati, nonostante abbiano fatto la loro comparsa negli atti del processo sui veleni del più grande poligono d'Italia a cavallo tra Sarrabus ed Ogliastra, per stessa ammissione della magistratura.

Mazzeo non solo ha confermato la presenza di una pesante contaminazione di sostanze tossiche (in particolare di metalli pesanti e torio) negli organi degli animali e nelle ossa dei pastori deceduti per patologie tumorali ma, rispondendo alla domande del deputato ha confermato l'esistenza di alcune intercettazione ambientali tra due persone nelle quali si fa riferimento "all'interramento di fusti nell'area demaniale del Poligono di un diserbante utilizzato in Vietnam prodotto a Seveso, presumibilmente Napalm". Un'inchiesta nell'inchiesta quella della commissione che ha portato alla luce i contorni del processo imbastito da tempo e ora in corso a Lanusei sebbene dei quattro capi di imputazione originari (tra questi anche il disastro ambientale) ne sia rimasto in piedi solo uno, omissione aggravata di cautele a carico degli ex comandanti della base per non aver interdetto ai pastori l'area, teatro di brillamenti e attività militari, e non aver fornito ai militari adeguate misure di protezione.

L'audizione di Mazzeo, introdotta dal presidente della commissione Gian Piero Scanu, ha ripercorso l'iter del procedimento, dall'avvio delle indagini nel 2010 ad opera di Domenico Fiordalisi, predecessore dell'attuale procuratore, al dibattimento ripreso dopo una sospensione e alla sentenza del luglio 2014 del gip che ha stabilito il non luogo a procedere per quasi tutti i capi d'imputazione tranne uno. «L'indagine – ha ricordato il magistrato – è partita dopo tanti campanelli d'allarme. Tante le persone ammalate di tumore e linfomi. Tra questi anche i militari e se si va a vedere nello specifico i casi di personale militare ammalato, quelli che rivestivano certe mansioni erano esposti maggior danni. Così per le famiglie con uno più casi di linfomi riferibili ai gruppi dei pastori che operavano nelle aree vicino ai brillamenti».

Una vicenda drammatica che ha portato l'opinione pubblica a chiedere chiarezza su ciò che è avvenuto nel perimetro del Pisq. Ecco i risultati delle indagini: «Sono emerse contaminazioni piuttosto significative di metalli pesanti e addirittura di torio. Sono dati ufficiali – ha sottolineato il procuratore – che andrebbero ulteriormente approfondite». Ciò che invece vorrebbe il presidente della commissione parlamentare d'inchiesta Scanu, che alla fine dell'audizione è tornato sull'argomento, è la riapertura dell'indagine per disastro ambientale. E la verità per quei 167 morti dimenticati.
 

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