La Nuova Sardegna

Siccità, stato di calamità naturale richiesto per tutta la Sardegna

Siccità, stato di calamità naturale richiesto per tutta la Sardegna

L’assessore regionale all’Agricoltura Pierluigi Caria sarà ricevuto dal ministro Martina 

21 giugno 2017
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CAGLIARI. Sempre più assetata. Per la Sardegna è emergenza siccità. A certificarlo non solo i bacini sempre più vuoti e giornate in cui le nuvole sembrano estinte, ma anche la giunta regionale. Il governatore Francesco Pigliaru ha raccolto la richiesta arrivata da 59 Comuni dell’isola. Tutti invocavano la dichiarazione di calamità naturale. L’assessore all’Agricoltura Pier Luigi Caria è andato oltre e ha chiesto lo stato di calamità naturale legato alla siccità per tutta la Sardegna.

Il quadro. Per avere una situazione simile si deve tornare indietro quasi di un secolo, al 1922. Rispetto all’anno precedente le piogge sono diminuite del 20 per cento. Nell’anno in corso, fatta eccezione per le aree del Flumendosa e della Gallura, si registrano deficit di pioggia che vanno da un minimo del 30 per cento nel Campidano a un massimo del 45 per cento nel Logudoro.

Ancora più drammatica la situazione degli ultimi tre mesi rilevati, marzo-aprile-maggio, fondamentali per affrontare l’estate. Il crollo delle precipitazioni è del 70 per cento in tutte le aree con punte del 90 per cento in Gallura e Flumendosa.

Incontro con Martina. Sulla base di questi dati la giunta ha proclamato lo stato di calamità e ne ha chiesto il riconoscimento al ministero. La richiesta sarà consegnata oggi da Caria nelle mani del ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina. «Consegnerò al ministro la delibera e la documentazione dello stato di estrema difficoltà che vive il territorio. In particolare il mondo delle campagne. Spiegherò al Ministro il livello di forte sofferenza che hanno raggiunto le nostre campagne e le decine di migliaia di aziende agricole e pastorali che da mesi affrontano uno dei momenti più difficili degli ultimi decenni. Uno stato di cose che si inserisce nel quadro delle altre criticità ambientali che hanno interessato l’isola dall’inizio dell’anno. Le nevicate di metà gennaio, il ciclone extratropicale del 21 gennaio che ha investito la costa orientale e quella meridionale della Sardegna con particolare intensità nel Campidano, in Gallura e Ogliastra. E per finire ci sono le gelate di aprile che, con un’ondata di freddo invernale e sbalzi di 20 gradi nel giro di 24 ore, hanno compromesso le colture vitivinicole, cerealicole, orticole e foraggere. In quest’ultimo caso la scarsa produzione di foraggio è andata a danno del sistema agro-zootecnico regionale».

Ma Caria affronterà con Martina anche un’altra emergenza degli allevatori sardi. Il prezzo del latte. Con la caduta del prezzo del Pecorino romano di quasi il 50 per cento, il latte ovino ha perso oltre il 40 per cento del suo valore di mercato. Il crollo del prezzo del latte ha avuto un effetto devastante sulle aziende. E anche i soldi stanziati dalla Regione non sembrano sufficienti per dare ossigeno al mondo delle campagne. Il tempo imprevedibile ha dato in molti casi il colpo finale. «La crisi – conclude Caria – è stata caricata in particolare sulle spalle dei produttori primari, i pastori, e questo è inaccettabile». (l.roj)

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