La Nuova Sardegna

Vermentino e mirto nasce il vermouth  made in Sardinia 

di Dario Budroni
Emilio Rocchino
Emilio Rocchino

La sfida: liquore piemontese viene prodotto a Olbia  Gli ingredienti arrivano tutti dall’isola. Ed è un successo

05 giugno 2017
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OLBIA. I suoi strumenti sono il naso e la testa. Con le narici passa in rassegna i profumi intensi della macchia mediterranea, con il cervello elabora e assembla tradizioni vecchie di un paio di secoli. Emilio Rocchino, baffetti all’insù e una mente che brulica di idee, è l’alchimista dei liquori e dei distillati. È di Salerno ma è da anni che Olbia è diventata la sua nuova casa. È un barman professionista che da qualche tempo ha deciso di puntare dritto sulla sua più grande passione: la miscelazione. Nel 2015 ha creato una azienda che si chiama «Macchia mediterranea», meglio conosciuta semplicemente come «Macchia». Come prima cosa ha creato un vermouth artigianale, di colore rosso, e più tardi è arrivato anche il bianco. Presto uscirà il gin. I suoi prodotti, naturalmente di nicchia, hanno già scavalcato i confini nazionali. In Germania, in Olanda e in Belgio c’è chi sorseggia con gusto i sui vermouth prodotti in Sardegna.

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Il regno di Sardegna. Emilio Rocchino, oltre a conoscere il mondo dei vini e dei liquori come le sue tasche, è un bravo studioso di storia. E in qualche modo i suoi vermouth riescono a racchiudere i profumi e i sapori del regno sardo-piemontese. «Ho cominciato a lavorare al bar quando avevo 14 anni, lavando le tazzine e i bicchieri, e pian piano sono cresciuto – racconta Rocchino, classe 1982 -. E da quando sono arrivato in Sardegna ho iniziato a studiare la botanica territoriale. Inizialmente avevo pensato di creare un gin, poi invece ho puntato sul vermouth». Ed è qui che entra in gioco la storia. «Il vermouth è nato a Torino nel 1786, in piena epoca sabauda, e in un libro del periodo ho scoperto che, per la sua creazione, veniva utilizzato un moscato sardo – continua il barman –. Ai tempi lo zucchero costava parecchio e il moscato sardo vantava una concentrazione zuccherina molto alta. Io ho voluto riprendere questa tradizione».
I macchia vermouth. Il primo nato è il vermouth «Rosso al mirto», per creare una maggiore connessione con la Sardegna. Il 75 per cento è vino, un moscato di Berchiddeddu. Poi ci sono 15 botaniche diverse, molte delle quali sarde, come lo stesso mirto e il ginepro. Da poco Emilio Rocchino ha creato il vermouth «Bianco maestrale», utilizzando il vermentino di Gallura e 18 botaniche, tra cui l’elicriso e il finocchietto selvatico. «Le erbe le scelgo io – spiega Rocchino -. Questa attività si chiama foraging: è la raccolta a mano delle botaniche. Fino a qualche tempo fa mi affidavo all’Antica distilleria Quaglia, che si trova in Piemonte, i veri maestri del vermouth. Invece ora mi affido alla distilleria Lucrezio R di Berchidda, sempre con la supervisione di Quaglia». Per adesso Rocchino produce circa 20mila bottiglie all’anno. «Sono bottiglie numerate, le distribuisco nei locali le spedisco anche all’estero, come in Germania, Olanda e Belgio – continua –. Sto lavorando per aprire un mercato nel Regno Unito e dal prossimo anno proverò con gli Usa».
Gin ed etichette. Emilio Rocchino coronerà presto un vecchio sogno: il gin, che uscirà a settembre. Nel 2018, invece, uscirà il vermouth secco, fatto con la vernaccia di Cabras. Ma a colpire, delle creazioni di Rocchino, sono anche le etichette appiccicate sulle bottiglie, disegnate dal tatuatore Gabriele Antelmi. Sono dei piccoli capolavori dallo stile un po’ retrò. Tra simboli e figure, spunta il volto stilizzato di Rocchino. E compaiono anche il gonfalone del Regno di Sardegna, con il simbolo dei Savoia, poi i quattro mori, un ramoscello di mirto, la fenice, che rappresenta l’inizio di un nuovo progetto, e infine un cavalluccio marino, tra l’altro simbolo della Salernitana, squadra del cuore del padre dei «Macchia» vermouth.

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