Da 70 anni in bottega Il re dei calzolai cerca apprendisti
di Dario Budroni
Giuseppe Mura realizza scarpe da quando era bambino Tra i clienti della sua bottega a Olbia anche l’Aga Khan
05 giugno 2017
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OLBIA. L’odore del cuoio lavorato si insinua nelle narici. La calzoleria è un tripudio di vecchi macchinari che fanno il solletico anche a quelli più tecnologici. E seduto su una seggiola c’è lui. Si chiama Giuseppe Mura, ha 81 anni e da quando frequentava la quinta elementare realizza scarpe, borse e cinture. Questo è il suo mondo e l’idea di andare in pensione non gli passa neanche per l’anticamera del cervello. «E perché dovrei? Sto così bene qui. Arrivo alle 7 del mattino e parlo con tante persone. E realizzare scarpe mi rende felice. Peccato che non riesca a trasmettere le mie conoscenze ai giovani». Giuseppe Mura, originario di Buddusò e da una vita a Olbia, sa bene di far parte di una razza in via di estinzione. I calzolai chiusi nelle loro botteghe, circondati da pelli, scarpe e macchine da cucire, sono ormai sempre più rari.
Una grande passione. Giuseppe Mura è nato nel 1936 da una famiglia di allevatori e agricoltori. Ma lui voleva fare il calzolaio. «Ho iniziato a 11 anni, in una calzoleria di Buddusò. Quindi sono andato a lavorare da un altro calzolaio, che poi è diventato mio suocero. Ricordo che eravamo nove apprendisti», racconta Mura con nostalgia. Dopo anni di lavoro, una esperienza lunga 10 anni a Sanremo, come fioraio. «Poi sono tornato a Olbia e nel 1977 ho aperto questa calzoleria, in via D’Annunzio – continua – . Qui le cose sono sempre andate bene, pian piano mi sono fatto un nome. Io amo questo mestiere».
Scarpe e soddisfazioni. Giuseppe Mura raramente passa qualche minuto da solo. Nella sua calzoleria il viavai è continuo. C’è chi porta le scarpe a riparare, chi ne chiede un paio nuovo di zecca, chi ha bisogno di un foro in più sulla cintura. «Come potete vedere, la gente ha bisogno di noi calzolai – dice Mura -. E questo perché noi facciamo lavori di qualità». Giuseppe Mura, che fa lo stesso mestiere da 70 anni, ha vinto diversi premi e si è tolto parecchie soddisfazioni. Ha realizzato scarpe per l’Aga Khan e anche per piloti e hostess Alisarda. Da poco ha creato un paio di scarpe da 350 euro. «Dall’Inghilterra mi hanno chiesto 150 paia di questo tipo – racconta –. Ma ho dovuto dire di no, come potrei farcela? Sono troppe».
Mestiere senza futuro. In bottega con lui, da 34 anni, c’è Raimondo Piccinnu. «Però non riesco a trovare dei giovani – spiega Mura –. Il problema sta nelle leggi sull’apprendistato: i costi non possono gravare su noi artigiani. L’apprendistato andrebbe incentivato diversamente, altrimenti saremo destinati a scomparire». Eppure il suo mestiere piace. Mura, presidente onorario della Cna, è stato da poco ospitato dalla scuola media Armando Diaz. «I ragazzi erano estasiati, ho fatto vedere come lavoro e loro mi hanno fatto anche l’applauso. Mi sono emozionato – confessa – . Secondo me la curiosità, tra i giovani, non manca. Ci sono ragazzi che vorrebbero fare il calzolaio, ma lo Stato ci deve mettere nelle condizioni di portarli qui in bottega».
Una grande passione. Giuseppe Mura è nato nel 1936 da una famiglia di allevatori e agricoltori. Ma lui voleva fare il calzolaio. «Ho iniziato a 11 anni, in una calzoleria di Buddusò. Quindi sono andato a lavorare da un altro calzolaio, che poi è diventato mio suocero. Ricordo che eravamo nove apprendisti», racconta Mura con nostalgia. Dopo anni di lavoro, una esperienza lunga 10 anni a Sanremo, come fioraio. «Poi sono tornato a Olbia e nel 1977 ho aperto questa calzoleria, in via D’Annunzio – continua – . Qui le cose sono sempre andate bene, pian piano mi sono fatto un nome. Io amo questo mestiere».
Scarpe e soddisfazioni. Giuseppe Mura raramente passa qualche minuto da solo. Nella sua calzoleria il viavai è continuo. C’è chi porta le scarpe a riparare, chi ne chiede un paio nuovo di zecca, chi ha bisogno di un foro in più sulla cintura. «Come potete vedere, la gente ha bisogno di noi calzolai – dice Mura -. E questo perché noi facciamo lavori di qualità». Giuseppe Mura, che fa lo stesso mestiere da 70 anni, ha vinto diversi premi e si è tolto parecchie soddisfazioni. Ha realizzato scarpe per l’Aga Khan e anche per piloti e hostess Alisarda. Da poco ha creato un paio di scarpe da 350 euro. «Dall’Inghilterra mi hanno chiesto 150 paia di questo tipo – racconta –. Ma ho dovuto dire di no, come potrei farcela? Sono troppe».
Mestiere senza futuro. In bottega con lui, da 34 anni, c’è Raimondo Piccinnu. «Però non riesco a trovare dei giovani – spiega Mura –. Il problema sta nelle leggi sull’apprendistato: i costi non possono gravare su noi artigiani. L’apprendistato andrebbe incentivato diversamente, altrimenti saremo destinati a scomparire». Eppure il suo mestiere piace. Mura, presidente onorario della Cna, è stato da poco ospitato dalla scuola media Armando Diaz. «I ragazzi erano estasiati, ho fatto vedere come lavoro e loro mi hanno fatto anche l’applauso. Mi sono emozionato – confessa – . Secondo me la curiosità, tra i giovani, non manca. Ci sono ragazzi che vorrebbero fare il calzolaio, ma lo Stato ci deve mettere nelle condizioni di portarli qui in bottega».