La Nuova Sardegna

E-commerce, la scommessa è il bio food

dall’inviato
E-commerce, la scommessa è il bio food

Il report della Nielsen sui consumatori: cresce l’agroalimentare. È una grande occasione per l’isola

19 maggio 2017
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SANTA MARGHERITA DI PULA. Il luna park dell’e-commerce è aperto da anni. Gonfio come un palloncino, ha la cassaforte piena. L’agricoltura bio è diventata il suo pezzo forte: va per la maggiore, nei carrelli della spesa su internet, oggi la “torta della nonna” produce più ricchezza del telefonino di ultima generazione. Ma la Sardegna c’è o no in questo mercato delle meraviglie? Seppure non da molto, anche lei naviga con le sue offerte nelle grandi piattaforme, a cominciare dall’onnipresente Amazon. Dove l’isola sgomita e dove grazie al trittico tradizione, qualità e diversità, s’è ritagliata una piccola fetta. Sì, la Sardegna c’è, ha fatto capolino e gettato le basi nell’e-commerce, ma deve fare di più. Quando? Subito, perché per Nielsen, la multinazionale specializzata nelle ricerche fra i consumatori, il momento della ripresa è arrivato. Gli italiani hanno riacquistato un po’ di fiducia, anche se l’economia e il portafogli restano ancora miseri. I consumi hanno ripreso a marciare, con un +2,2 per cento sul 2016, è la sintesi del rapporto presentato a «Linkontro», l’appuntamento annuale al Forte Village di Pula, in cui le imprese rileggono il passato e provano a interpretare i tarocchi del mercato. L’Italia è di nuovo in movimento, anche se non ha ancora lo sprint del Continente europeo: la grande depressione pare sia passata e all’orizzonte le nubi sembrano essere meno cariche di pioggia e disperazione. Perdere anche questo treno sarebbe un errore clamoroso per la Sardegna. Lo dicono i numeri della ricerca: c’è un Centrosud, una delle quattro aree in cui è divisa la Nazione, da mesi più aggressivo del resto d’Italia. Con orgoglio, il Mezzogiorno pare voglia rimettersi in riga, rifarsi una verginità e decollare finalmente. Il merito è tutto dell’agricoltura, di quella biologica in particolare, dove a far furori sono le imprese medio-piccole, più amate dei colossi internazionali. La Sardegna tutto questo patrimonio – ribattezzato «il piccolo è naturale, bello e buono» – ce l’ha da una vita: è la sua forza storica anche se ancora poco espressa nella penisola e nell’export. «La velocità del cambiamento – ha detto Giovanni Fantasia, amministratore di Nielsen – è sempre più frenetica e ha imposto alle aziende di adattarsi in fretta alle nuove domande di qualità e affidabilità del consumatore». Basterebbe scrivere che dovunque sono frutta, verdura, pane, pasticceria e vino a essere i beni più richiesti, per intuire quale potrebbe essere la crescita dell’agroalimentare isolano. «Il bio – è scritto in una delle pagine del report – ha raggiunto un giro d’affari che supera il miliardo e i 290 milioni. E sono 5,2 milioni le famiglie italiane che acquistano tutte le settimane uno o più prodotti naturali». Lo confermano i dati raccolti da Nielsen nella grande distribuzione e nell’e-commerce soprattutto: il bio è e sarà l’investimento del futuro. È da almeno un anno che gli scaffali-internet sono sempre più carichi di food (agroalimentare) e le vendite sono esplose. Più 39 per cento nel 2016, con gli smartphone che hanno superato i computer come «miglior mezzo tecnologico utilizzato per gli acquisti». Secondo Nielsen «oggi il digital shopping ha un fatturato importante e se adesso incide per l’1,1 per cento nei consumi non potrà che aumentare a dismisura nei prossimi anni». C’è dunque la necessità per la Sardegna di posizionarsi meglio, molto meglio, sulle piattaforme. O meglioo un bazar in evoluzione fino a tal punto che solo quest’anno Amazon ha proposto ai clienti addirittura 120mila tipi di nuovi prodotti. «Anche in Italia l’e-commerce – scrive Nielsen – non è più odiato dai tradizionalisti, anzi lo considerano un ricco canale parallelo». Ecco perché la Sardegna non può stare alla finestra: se lo facesse si farebbe del male da sola. Poi sulla Rete essere lontano dalla terra ferma non è considerato un peccato mortale. È una virtù, invocata, cliccata dai consumatori di mezzo mondo e andrebbe subito trasformata in ricchezza diffusa. (ua)

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