La Nuova Sardegna

L’isola conquista Vinitaly, lo stand Sardegna preso d’assalto

di Andrea Sini
L’isola conquista Vinitaly, lo stand Sardegna preso d’assalto

Esordio con il botto: due vini ottengono un posto nella guida “5 Star wines”

10 aprile 2017
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INVIATO A VERONA. La grande scritta “Sardegna” e le immagini che ricoprono il padiglione numero 8 sembrano fatti apposta per una giornata come questa. Cielo limpido, caldo estivo, uomini e donne che consultano la guida si dirigono decisi verso l’ingresso che apre le porte su un’isola “inebriante”, secondo la definizione scelta dalla Regione. Tutti insieme appassionatamente, diversi ma compatti, chiaramente e distintamente sardi.

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Qualità e innovazione. L’isola dell’enologia si mette in vetrina alla 51ª edizione di Vinitaly e lo fa puntando su qualità e innovazione. “Aromi, storia e natura”, racconta il grande manifesto griffato Regione Sardegna, ed è evidente il grande sforzo comune per aprirsi verso l’esterno senza rinunciare alle proprie specificità. E i riconoscimenti hanno iniziato ad arrivare a cascata: come per il vermentino di gallura vendemmia tardiva Sciala (Surrau, Arzachena) e la vernaccia superiore Juighissa” 2008 (Cantina della vernaccia di Oristano), che con un punteggio di 95 si sono avvicinati al top e sono stati inseriti nella guida “5 Star wines”. Con 94 punti su 100, il Cagnulari di Siddùra è stato invece giudicato il miglior vino rosso prodotto in Sardegna. Qualità e innovazione sono le parole d’ordine che accompagnano i produttori isolani al Salone internazionale dei vini e dei distillati, che ha aperto i battenti ieri a Veronafiere e punta a superare le 130 mila presenze dello scorso anno. Anche Vinitaly quest’anno ha deciso di rinnovarsi: meno “sagra” e più fiera, con più operatori credibili e contatti diretti garantiti con esperti del settore. A Vinitaly funziona così: ci si muove molto a sentimento, ci si fa coinvolgere, poi si va direttamente al sodo: qualità e possibilmente specificità, capacità di accogliere un potenziale cliente, volumi sufficienti per l’export: è questo che il mercato cerca ed è questo che i produttori provano a offrire.

Big e new entry. Sono 71 quelli che si sono uniti sotto le insegne della Regione e che in questi giorni verranno coinvolti nelle iniziative organizzate dall’assessorato all’Agricoltura insieme alle agenzie Laore Sardegna e Agris. Altri, soprattutto alcuni “big” del mercato isolano, si sono spostati poco oltre e partecipano in maniera indipendente. Ma la Regione quest’anno pare avere fatto davvero le cose per bene. «Sì, siamo soddisfatti di come sono organizzati gli stand e di come la nostra isola si sta proponendo in questa manifestazione importantissima per il nostro settore», dice Piero Delogu, deus ex machina delle Tenute Delogu di Alghero, fresco di premio per il suo bianco Ide e deciso a incrementare il 30% abbondante di produzione che confluisce nell’export.

La promozione. La sua impressione positiva è confermata dalla gran parte dei produttori, che in molti casi hanno deciso di puntare su giovani sardi sia per la produzione che per la commercializzazione. Laureati, preparati, aperti al mondo grazie a Erasmus e master vari, capaci di decantare in inglese le qualità del proprio vitigno e, un attimo dopo, di accontentare un visitatore svizzero che chiede informazioni sui volumi prodotti e sulla capacità di essere al passo con le richieste dei distributori. I colossi, quelli con il marchio che da solo “invita” il visitatore nello stand, prendono contatti, ascoltano, selezionano; ma anche i piccoli produttori sono decisi a sfruttare al meglio l’occasione di questa quattro giorni di apertura al mondo. Aromi, storia e natura, sono la base, ma i produttori sardi sono convinti di potere offrire al mercato, attraverso i loro prodotti, anche tutto il resto.

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