In tivù senza biancheria intima? Il dolore e la rabbia di Melissa Satta
La showgirl sarda affida ai social network il suo sconcerto per il dibattito che si è scatenato su internet per il suo abbigliamento durante una trasmissione televisiva: "Forse per la prima volte ho capito tante donne e ragazze che vengono colpite da bullismo mediatico e violate nella privacy"
SASSARI. "Purtroppo in questi giorni è successa una cosa che mi ha colpito molto. Forse per la prima volte ho capito tante donne e ragazze che vengono colpite da bullismo mediatico e violate nella privacy".
Comincia così il lungo messaggio che Melissa Satta ha affidato ai suoi profili pubblici su Instagram, Facebook e Twitter. La showgirl e modella sarda è finita nei giorni scorsi al centro di un dibattito sul suo abbigliamento durante la trasmissione Tiki Taka sui canali Mediaset: qualcuno ha sostenuto che non indossasse biancheria intima.
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"Prima di essere un personaggio pubblico sono una donna, moglie e mamma - scrive Melissa Satta -. Faccio un lavoro certamente non comune e magari non compreso da tutti ma comunque rispettabile e serio. Da 4 anni partecipo ad una trasmissione di calcio che fa parte di una testata giornalistica ma con taglio da talk show per famiglie e per ragazzi di qualsiasi età... e solo perché ho indossato una gonna alcune menti evidentemente non sane hanno insinuato che fossi priva di biancheria intima e così la notizia su internet è diventata sempre più virale con tutta la sua gravità. Cosa ancor più grave è che è stata ripresa da alcune sedicenti testate giornalistiche come se fosse vera".
"Ora - prosegue il lungo messaggio della showgirl - capisco come si arriva a tragedie come la violenza sulle donne perché ormai tutto è permesso, tutto va bene... ma non dovrebbe essere così. Le donne, le ragazze, le bambine vanno protette da questo modo di pensare e soprattutto di esternare siffatti pensieri distorti perché sta prendendo una piega pericolosa e sicuramente sbagliata".
Melissa Satta pubblica anche la lettera dello studio legale al quale ha affidato la tutelare giudizialmente le sue ragioni.