La Nuova Sardegna

Iscrizioni a scuola, i genitori spesso scelgono al posto dei figli

di Alessandro Pirina
Maria Paola Curreli
Maria Paola Curreli

Curreli, preside a Sassari: le passioni vanno rispettate. Corda, Ipia Olbia: su di noi troppi pregiudizi

17 febbraio 2017
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SASSARI. Una scuola a due velocità. Da una parte i licei, la cui crescita è inarrestabile. Dall’altra istituti tecnici e industriali, inevitabilmente penalizzati dal boom di scientifico, linguistico e classico. Un trend uniforme su tutta l’isola. A Sassari il liceo scientifico Spano ha registrato 262 nuovi iscritti. «Un picco senza precedenti – racconta la dirigente Maria Paola Curreli –. Nell’insieme avremo un incremento sia di scienze applicate che del liceo tradizionale, e forse ci sarà anche la prima classe del liceo matematico. Sarà la novità della nostra offerta formativa. D’altronde, il successo dello scientifico è dovuto al fatto che riesce a conciliare l’area scientifica con quella umanistica. Cosa che nel liceo classico è meno evidente». Ma secondo la dirigente la decisione dei 14enni di intraprendere questo o quell’indirizzo non è sempre così autonoma. «La scelta dovrebbe essere fatta con più oculatezza – spiega –. Ci sono studenti che non hanno le basi né sono in possesso di un metodo di studio adeguato. A me capita di aiutare i genitori nella scelta, ma spesso le ambizioni delle famiglie non corrispondono alle attitudini dei loro figli, non tengono conto del tipo di intelligenza dei loro ragazzi. Purtroppo ci sono ottimi istituti professionali e tecnici penalizzati da un certo pregiudizio. Mi piacerebbe venissero apprezzati come meritano».

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L’influenza dei genitori nelle decisioni dei figli può essere determinante, ma solo in casi sporadici. La scelta è quasi sempre consapevole. Ne è convinto Antonio Fadda, preside del liceo classico Asproni di Nuoro. «Forse in passato poteva essere più frequente, ma oggi credo sia un fenomeno residuale – afferma –. Il boom dei licei, con specifico riferimento al classico, ritengo sia figlio di quella recente presa di coscienza di molti intellettuali, penso a Umberto Eco ma anche a Salvatore Settis, sull’importanza del patrimonio umanistico. Sono convinto che gli interventi di queste personalità possano avere invertito un trend che iniziava a farsi davvero preoccupante». A Nuoro la crescita del classico sfiora la doppia cifra. «Siamo tra l’8 e il 10 per cento in più di un anno fa – dice ancora Fadda –. È un fenomeno di difficile comprensione, per dare un giudizio non ci si può basare solo sui numeri di un anno. Quello che mi auguro è che non sia una moda passeggera. Anche se so già che la fiammata di quest’anno difficilmente si ripeterà fra 12 mesi».

Clima più mesto all’istituto d’istruzione Amsicora di Olbia, che, invece, deve fare i conti con una flessione degli iscritti. Come in tutti gli istituti professionali regionali. «Stiamo riflettendo sul perché – dice il dirigente Gianluca Corda –. Noi siamo cresciuti all’Ipia di Olbia, mentre abbiamo perso iscritti all’Agrario e a Oschiri. Credo che questi risultati siano dovuti ad alcuni fattori su cui dobbiamo lavorare». Per Corda i nomi complicati dei corsi spaventano i 14enni. «Le denominazioni sono poco chiare, con la riforma Gelmini è cambiato tutto e molti giovani, e le loro famiglie, hanno paura che una determinata figura professionale non abbia lo stesso valore di prima». Non nega poi il dirigente che nell’immaginario collettivo l’istituto professionale sia una scuola di serie B. «Purtroppo continua a esserci una visione negativa delle famiglie verso l’istruzione professionale. Viene considerata di grado inferiore sia rispetto ai percorsi liceali che a quelli tecnici. Capita che nelle ex scuole medie gli istituti professionali vengano consigliati a chi non studia. Ho visto giudizi anacronistici che ovviamente penalizzano il nostro indirizzo. E condizionano chi è bravo, perché ovviamente si spaventa. Esiste dunque un problema di orientamento. Non solo da parte delle famiglie, ma anche delle scuole medie. Senza contare – conclude Corda – che in Sardegna ormai si fa confusione tra istruzione e formazione professionale. Sta prevalendo l’idea che la nostra scuola sia solo formazione. Ma da noi il biennio è uguale a quello dei tecnici».

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