La Nuova Sardegna

IN MEMORIA DELLE 19 vittime

La notte illuminata dalle fiaccole: così Olbia ricorda i suoi morti

di Dario Budroni
La notte illuminata dalle fiaccole: così Olbia ricorda i suoi morti

OLBIA. Le fiaccole illuminano le vie del fango. Luci flebili che sfilano davanti a case e canali. In centinaia sono scesi in strada, ieri sera, per ricordare che il 18 novembre 2013 è una ferita che...

19 novembre 2016
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OLBIA. Le fiaccole illuminano le vie del fango. Luci flebili che sfilano davanti a case e canali. In centinaia sono scesi in strada, ieri sera, per ricordare che il 18 novembre 2013 è una ferita che mai si rimarginerà. Lo hanno fatto in silenzio religioso. Bambini, ragazzi, famiglie, anziani: tanti alluvionati, ma anche tante persone che tre anni fa non hanno subìto danni. È la comunità che si stringe per non dimenticare la più grande tragedia che abbia mai colpito la città. Una fiaccolata voluta soprattutto per ricordare chi ha perso la vita nel fango. Diciannove le vittime in tutta la Sardegna, nove le persone morte a Olbia: Morgana Giagoni, 2 anni, insieme alla mamma Patrizia Corona di 42, Francesco ed Enrico Mazzoccu, 37 e 4 anni, padre e figlio, poi Anna Ragnedda di 83, Bruno Fiore di 68, Sebastiana Brundu di 61, Maria Loriga di 54, Maria Massa di 88.

Il ricordo. La fiaccolata è stata organizzata da un gruppo di giovani. In silenzio è partita da via Aspromonte per poi attraversare le vie devastate dalla furia del fango: via Vesuvio, via Tre Venezie, via Lazio, via Barbagia, via Ungheria. Il corteo è stato salutato da candele e lumini sistemati sui davanzali delle case. Tutto si è concluso in via Belgio, davanti a un piccolo corso d'acqua che ora scorre placido. Il 18 novembre 2013 la sua piena sommerse decine di case e trascinò via una macchina, con dentro Patrizia Corona e la figlioletta Morgana. Qui, appesi a un palo della luce, ci sono pupazzi, fotografie, giocattoli. Ieri sera i cittadini si sono disposti in cerchio e tre cantanti e un musicista hanno intonato l'Ave Maria in sardo, Hallelujah e No potho reposare. Infine palloncini bianchi e lanterne cinesi per dare un ultimo saluto alle vittime del 18 novembre.

Città ferita. Olbia è una città che mai dimenticherà. Nessuno è riuscito a lasciarsi alle spalle l'incubo dell'alluvione. Nei quartieri colpiti si vive tra terrore e difficoltà economiche. In zona Baratta, alluvionata sia nel 2013 che nel 2015, abitano per esempio due pensionati, Piero Ruiu e Antonietta Musto. «Non abbiamo più neanche una foto del matrimonio», racconta lei. Hanno calcolato quasi 40mila euro di danni. «Abbiamo ricevuto qualche soldo da Comune e Croce rossa, poi ci hanno aiutato amici e solidarietà – dice il marito –. Vorremmo andarcene, ma dove? Questa casa non la compra nessuno». Nel rione di Isticadeddu Antonello Mele ha visto due volte il fiume entrare dentro casa. «È un incubo senza fine – racconta –. Dopo la prima alluvione avevamo rifatto pavimenti, mobili, divani. Poi due anni dopo il fango è tornato. In tutto abbiamo avuto oltre 50mila euro di danni, più le auto». Sempre a Isticadeddu abita Pierina Anna Spano, vedova di 75 anni. «Quella sera sono rimasta più di 4 ore sul tavolo della cucina, da sola e al buio. Ora ho sempre paura e quando piove metto le paratie e scappo da mia figlia».

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