La Nuova Sardegna

Fondi bloccati, i sindaci a Roma: «Fateci spendere i nostri soldi»

di Claudio Zoccheddu

Manifestazione lunedì 7 per chiedere una revisione delle norme sul pareggio di bilancio Scano (Anci): ci sono 240 milioni in cassaforte, l’attività amministrativa è paralizzata

05 novembre 2016
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SASSARI. La sperimentazione ha lasciato il campo alla protesta. Terminata la fase dell'esperienza, i Comuni sardi hanno alzato la voce contro la nuova finanza locale, ovvero l'insieme di norme che regola il bilancio degli enti locali e che ha sostituito il bistrattato “patto di stabilità”. Una sostituzione che non ha avuto gli esiti immaginati dal governo dato che i sindaci hanno annunciato una settimana di mobilitazione, tra Roma e Cagliari, in cui i delegati dell'Anci della Sardegna chiederanno una rapida revisione alla presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini, e al Consiglio regionale.

Le critiche. Adesso si chiama “Saldo di competenza” ma di fatto è solo la veste più moderna di un prodotto che non ha cambiato la sua essenza. L'alter ego del patto di stabilità ha gli stessi problemi del suo predecessore e i sindaci non hanno gradito l'impossibilità di mettere sul piatto degli investimenti l'avanzo dei fondi di amministrazione raggranellati durante i sette anni in cui le amministrazioni hanno fatto le formichine per colpa, o per merito, del patto di stabilità. «Il 2016 sarebbe dovuto essere l'anno della svolta – attacca Pier Sandro Scano, presidente uscente di Anci Sardegna – ma è stato quello della paralisi. Il saldo di competenza non permette l’utilizzo degli avanzi di bilanco delle amministrazioni e blocca le spese, non permette lo sviluppo delle opere pubbliche e, impedisce ai Comuni di creare occupazione».

Le richieste. Per semplificare la complessa rosa di richieste, le rivendicazioni possono essere divise in due campi: macro e micro. La macro richiesta ha anche una scadenza temporale precisa: «Il meccanismo deve essere corretto già dal triennio 2017/2019 – spiega ancora Pier Sandro Scano – non stiamo parlando di pochi spiccioli ma di cifre assolutamente significative, soprattutto per gli enti locali sardi». I numeri, in effetti, dimostrano la versione del presidente dell’Anci: «La cifra nazionale cristallizzata dal patto di stabilità è di 4,5 miliardi di euro mentre per quanto riguarda la Sardegna si tratta di quasi 240 milioni di euro, praticamente un terzo del fondo unico, il sistema regionale che finanzia il sistema delle autonomie locali. È un meccanismo da correggere senza perdere altro tempo – aggiunge Pier Sandro Scano prima di fare una precisazione – non critichiamo il pareggio di bilancio, ci mancherebbe. È giusto che si spenda quello che è possibile spendere ma le modalità di applicazione sono problematiche». E per focalizzare le novità ci sono quattro micro proposte in allegato alla richiesta di riforma della legge di stabilità: «Ci dovranno permettere di utilizzare gli avanzi, di ristrutturare i mutui, di valutare autonomamente le situazioni particolari e di reclutare il personale a seconda della possibilità dell’ente», conclude Scano.

La protesta. Si parte da Roma tra due giorni. La giornata del 7 novembre sarà divisa in due scaglioni. La mattina ci sarà al seduta dei sindaci voluta dalla presidente Boldrini. La scaletta è già scritta: una trentina di sindaci, tra cui un primo cittadino di un piccolo Comune della Sardegna, esprimeranno lamentele e dubbi davanti a una della più alte cariche dello Stato. La sera, sempre a Roma, ci sarà una riunione in famiglia con il direttivo dell’Anci sulla legge di stabilità. Il 10 novembre, sempre a Roma, l’Anci ha organizzato una conferenza nazionale sulla finanza locale. L’11, poi, si ritorna in Sardegna dove prenderà vigore un’iniziativa promossa dai sindaci, e appoggiata dall’Anci, che presenteranno un documento in Regione sull’utilizzo del fondo unico, un altro aspetto della protesta che è germogliato qualche mese fa e che si propone il compito di fare i conti in tasca alla Regione dopo la chiusura delle vertenza entrate.

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