La Nuova Sardegna

Verso il Referendum

Di Maio parte da Assemini per sostenere le ragioni del No

di Stefano Ambu

ASSEMINI. Alessandro Di Battista era arrivato in Sardegna con la moto e il giubbotto da motociclista, Luigi Di Maio senza moto e con la giacca e la cravatta. Ma la sostanza, per il Movimento cinque...

23 ottobre 2016
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ASSEMINI. Alessandro Di Battista era arrivato in Sardegna con la moto e il giubbotto da motociclista, Luigi Di Maio senza moto e con la giacca e la cravatta.

Ma la sostanza, per il Movimento cinque stelle, è sempre quella: no, ancora no o sempre no. Ora più che mai visto che il giorno del voto – il 4 dicembre – per le riforme costituzionali è sempre più vicino. Chi vince? Non si mai. Ma Di Maio sa già chi voterà no.

«Ci sono persone che hanno problemi – ha detto il vicepresidente della Camera –, persone che hanno rinunciato a curarsi per povertà: undici milioni di persone che in questo momento hanno seri problemi con la sanità pubblica. Questa gente credo proprio che voterà no». Ma non solo: «Questo referendum – ha detto rivolto al pubblico dell'anfiteatro comunale di Assemini, ultima tappa del tour nel sud Sardegna passato prima per Macchiareddu e poi per Quartu – ci chiama a decidere su una riforma che non riguarda i problemi che ognuno ha o deve risolvere ogni giorno».

Di Maio è partito da lontano. Al voto del 2013. Ed è risalito piano piano sino ai giorni nostri: «In questi anni ci hanno dato per spacciati mille volte – ha detto – due anni fa eravamo al 15 per cento, ora siamo al trenta per cento e governiamo la capitale e la vecchia capitale». Presto è arrivato al dunque. «Ci sono due opzioni. Se vince il sì e poi il Pd vince le elezioni, lo stesso Pd avrà un senato al suo servizio. Se invece alla camera vince il Movimento cinque stelle, il senato passerà il tempo a cercare di bloccare tutte le nostre leggi. Si sono inventati il cane da guardia del cambiamento».

E poi il futuro: «Con il no chiederemo subito nuove elezioni: niente più inciuci. Ci giocheremo l'ultima possibilità che ha questo Paese: fatecelo governare. Da Roma potremo fare tutte le leggi che servono: dalla Sanità ai Trasporti. Sino a battere i pugni sui tavoli europei». Nella campagna, secondo il deputato pentastellato, «non bisogna perdere di vista i problemi reali delle persone e nello stesso tempo far capire agli elettori che chi ci ha ridotto così, chi è artefice del Jobs Act e della Buona scuola, con la riforma cerca solo di acquisire ancora più potere».

E, a proposito di altri problemi, è pronta un'interrogazione al governo sul caso Vesuvius per chiedere l'intervento della Cassa depositi e prestiti, Fondo strategico per il posto in bilico degli operai dello stabilimento di Macchiareddu: uno dei lavoratori ha parlato dal palco di Assemini davanti al vicepresidente della Camera dei deputati.

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