La Nuova Sardegna

La lotta alle mafie ritorna all’Asinara con don Luigi Ciotti

di Claudio Zoccheddu
La lotta alle mafie ritorna all’Asinara con don Luigi Ciotti

Migliaia di ragazzi di Libera ospiti dell’ex isola carcere Ieri la visita del sacerdote che si batte per la legalità

27 agosto 2016
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INVIATO ALL’ASINARA. Estate Liberi nell’isola carcere. Sembrerebbe un controsenso invece è una consuetudine che Libera, l’associazione che dal 1995 lotta contro tutte le mafie, porta aventi dal 2012, il primo anno in cui il campo estivo è stato organizzato all’Asinara. E ieri, a salutare i giovani impegnati in un percorso di formazione verso la legalità democratica e la giustizia sociale, c’era anche don Luigi Ciotti, il prete antimafia e il papà di Libera.

Cala d’oliva. È l’attracco più vicino al vecchio villaggio dei secondini. Ieri don Ciotti aspettava il folto contingente in navigazione dalla Sardegna nella chiesetta che domina il borgo. Pochi metri quadri con muri bianchissimi che hanno ospitato un incontro affollato, di pubblico ma soprattutto di contenuti.

Don Ciotti. Il sacerdote 71enne è una forza della natura, uno dei pochi relatori in grado di non deludere mai perché le sue parole non sono banali, i suoi concetti sono sempre condivisibili e la sua verve è contagiosa. Don Luigi Ciotti ha messo a fuoco i cardini di un dramma che affligge l’Italia da centinaia di anni. Lo ha fatto dall’isola in cui era rinchiuso il boss dei boss, Totò Riina, e a poche centinaia di metri dalla casa rossa affacciata sulla scogliera, che era stato il rifugio forzato di Giovanni Flacone e Paolo Borsellino.

L’incontro. «Ho due punti di riferimento – dice don Ciotti – il Vangelo e la Costituzione, perché dobbiamo saldare la terra con il cielo. Non basta distribuire baci alle madonne, per aiutare davvero è necessario che tutti si sporchino le mani». Poi, la descrizione dell’isola che ha visitato in questi giorni per la prima volta: «Un luogo come questo unisce l’estetica all’etica. Il bello e il bene». Nel suo discorso ha citato il Cardinale Paolo Maria Martini, Papa Francesco e Paolo VI ma anche il politico Pio La Torre e Antonio Montinari, uno degli agenti di polizia morto mentre faceva da scorta a Giovanni Falcone. I concetti sono i più profondi: «Non basta essere cittadini, dobbiamo anche essere responsabili. E dobbiamo farlo con continuità, condividendo le nostre idee e facendolo in modo responsabile – spiega don Ciotti – perché non è sufficiente parlare di legalità se, come diceva Falcone, non ci si associa anche la civiltà. Legalità è una parola da bonificare» non è da bonificare, invece, l’obiettivo raggiunto della confisca dei beni alle mafie: «L’idea di Pio La Torre, purtroppo, è ancora incompleta ma noi abbiamo fatto il possibile», un modo umile per descrivere il milione di firme raccolte alla fine degli anni 90 per supportare un disegno di legge che, purtroppo, passò solo in parte. L’ultimo pensiero è per i giovani: «Hanno fame di cambiamento ma la società non investe su di loro. Abbiamo più di due milioni di giovani che non studiano e che non lavorano. La nostra società si sta uccidendo».

Estate Libera. «Dal 2012 abbiamo ospitato a Cala d’Oliva 1200 giovani, 15 o 20 alla settimana in un turnover», spiega il responsabile regionale di Libera, Giampiero Farru, «molti arrivano con l’idea di fare una vacanza in un bel posto ma appena arrivano comprendono il messaggio di questa terra, la memoria di Falcone e Borsellino e da quel momento in poi scatta una responsabilità diversa». Una luce che brilla sull’ex isola carcere, la stessa dell’Estate Libera di centinaia di giovani.

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