La Nuova Sardegna

Sabbia dipinta, ambientalisti all’attacco

di Simonetta Selloni
Sabbia dipinta, ambientalisti all’attacco

Deliperi (Amici della terra) dopo il caso di Is Aruttas: «Il rispetto per la natura deve partire da noi»

07 agosto 2016
2 MINUTI DI LETTURA





CABRAS. «Come è possibile che si possa pensare di dipingere sulla sabbia di Is Aruttas? Mi verrebbe da dire: perché i cretini sono sempre in giro». Così Stefano Deliperi, del Gruppo di intervento giuridico Amici della Terra, sulla notizia di una turista-artista che l’altro giorno ha pensato di colorare con tinte indelebili i chicchi di riso della spiaggia di Is Aruttas.

Ma la logica del cretino non basta, e Deliperi lo sa bene. C’è un problema di patti sociali da ricostruire, non solo tra chi viene in Sardegna e dimostra spesso di non rispettare l’ambiente: deturpandolo, portandone via porzioni quali souvenir (sabbia, sassi eccetera), comportandosi come mai farebbe in casa propria. E non perché qui le regole non esistano. Allora, i patti sociali vanno riscritti a partire da chi la vive, quest’isola. «Voglio dire che è evidente che non possiamo pensare di mettere cartelli dappertutto per ricordare il banale, l’ovvio: non si prende, non si sfascia, non si deturpa. C’è però da dire che questi signori si sentono sollevati dalla pressione sociale rispetto a un ambiente che in molti si presenta già violato. Difficile trovare altri posti, come in Sardegna, dove le cunette delle strade siano assimilate a discariche. Ci stupiamo del contrario. Il non rispetto spesso nasce da noi, dalla nostra testa. Come se non capissimo che la cosa pubblica è anche privata, nostra».

È come se il sistema dei freni di chi nella sua città o nazione d’origine si comporta bene, venisse scardinato da un disordine e scarso rispetto generalizzato che si incontra in Sardegna. Ed è vero che il biglietto da visita di strade, città, località balneare – anche quelle più note – spesso è fatto di incuria. Di rifiuti abbandonati. Di inviti all’educazione ignorati. E così la vacanza diventa un allentamento di tutto il sistema dei controlli, quello sociale prima di tutti.

«C’è da lavorare parecchio perché ci sia un vero cambiamento. Perché si imparino le regole che alla fine fanno bene a tutti e rendono fruibili a tutti le nostre risorse. Mi sembra che qualcosa stia muovendosi. Negli aeroporti ci sono cartelli, noto con piacere che ora sempre più persone reagiscono davanti alla maleducazione, al non rispetto delle regole. Questo fa ben sperare. Ma, ripeto, il cambiamento, quello vero, deve iniziare da noi». Altrove lo chiamerebbero buon esempio.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
Santissima Annunziata

Sennori, cade dallo scooter all’ingresso del paese: grave una sedicenne di Sorso

Video

Impotenza maschile e suv, ne discutono le donne: la risposta di Geppi Cucciari ai talk show dove soli uomini parlano di aborto

Le nostre iniziative