La Nuova Sardegna

Regione, ok al Reis: un assegno ai poveri che si impegnano ad accettare un lavoro

L'aula del Consiglio regionale
L'aula del Consiglio regionale

Il consiglio regionale della Sardegna approva a maggioranza il Reddito di inclusione sociale, la cui proposta è stata presentata da Sel. I beneficiari dovranno sottoscrivere un patto: riceveranno l'aiuto solo se parteciperanno a iniziative di formazione e non rifiuteranno le occasioni di lavoro che verranno proposte. La dotazione è di 30 milioni di euro  

02 agosto 2016
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CAGLIARI. Un assegno mensile in cambio di una serie di "doveri" come la partecipazione a corsi di formazione e l'accettazione delle offerte di lavoro che si presenteranno. Si chiama Reis, ovvero Reddito di inclusione sociale, ed è stato approvato oggi  a maggioranza dal consiglio regionale della Sardegna per contrastare la povertà.

La Regione Sardegna, secondo la legge, stanzierà 30 milioni di euro l’anno dal 2016 per contrastare la povertà attraverso il nuovo strumento ribattezzato in sardo «Aggiudu torrau» (aiuto restituito). L'assemblea regionale lo ha approvato il 2 agosto, con l’astensione del centrodestra e di Fabrizio Anedda del Pdci (30 sì e 18 astenuti). La proposta di legge di Sel, emendata, istituisce un «patto» fra Regione e beneficiari.

Le disposizioni attuative della legge sono demandate alla Giunta regionale, inclusi gli importi minimi e massimi del Reis, le soglie per accedere al Reis e le modalità di calcolo del reddito (in base all’Isee). Linee guida e criteri dovranno essere definiti con una delibera da approvare entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge.

Il sussidio previsto verrà concesso in base a un patto fra la Regione e il richiedente, che s’impegna a seguire un percorso di emancipazione mirato all’inserimento formativo e/o scolastico o a lavorare per la comunità, attraverso programmi d’intervento pianificati dai servizi sociali comunali e dai centri per l’impiego della Regione.

Per finanziare il Reis viene istituito un Fondo regionale per l’inclusione sociale, alimentato da risorse europee, statali e regionali iscritte in bilancio, più fondi raccolti da privati.

«Il reddito di inclusione potrebbe rappresentare un’opportunità di uscita dalla povertà per circa 10mila famiglie», ha stimato il relatore di maggioranza e coordinatore di Sel, Luca Pizzuto, a fronte di dati che parlano di 147mila nuclei familiari indigenti, pari al 20% del totale. Una delle ipotesi formulate per i requisiti è quella di un reddito Isee sotto i 3mila euro lordi l’anno.

I possibili beneficiari potranno presentare la richiest al Comune di residenza che la trasmetterà agli Uffici di piano nell’ambito del Plus competente per territorio. Dal testo finale è sparito l’articolo che prevedeva una sperimentazione triennale del Reis.

Per chi otterrà il sussidio sono previsti «doveri», come la partecipazione ad attività di formazione e l’adesione a opportunità di lavoro: se, per esempio, il beneficiario rifiuterà più di due congrue offerte di lavoro proposte dal centri per l’impiego e dai servizi sociali comunali, senza fondati motivi, il Reis sarà sospeso per un anno. Un ruolo centrale sono attribuiti ai Plus, il Piani locali unitari dei servizi alla persona, su base triennale (che non sempre si sono dimostrati efficaci, come evidenziato dal centrodestra), i Comuni e i centri servizi per il lavoro.

Il sussidio, che sarà una misura complementare e aggiuntiva rispetto al Sia, il Sostegno di inclusione attiva introdotto a livello nazionale, potrà spettare a persone o famiglie di cui almeno un componente risieda in Sardegna da almeno 60 mesi. I controlli saranno gestiti attraverso un adeguato sistema informativo finanziato dalla Regione. Gli Uffici di Piano potranno contare sull’1,5% degli importi regionali per il Reis. I piani personalizzati per ciascun beneficiario del patto di inclusione sociale sono assegnati a un’equipe multidisciplinare designata dall’ufficio di Piano con il Comune di residenza.

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