Agris, la rivolta dei ricercatori precari
La mancata stabilizzazione di contratti di lavoro rischia di paralizzare un’agenzia nata per sostenere le imprese agricole
SASSARI. È possibile fare ricerca senza ricercatori? Lo scopriranno presto gli addetti dell’agenzia Agris che lamentano una situazione ai limiti dell’improbabile: l’agenzia regionale che dovrebbe occuparsi della ricerca scientifica, della sperimentazione e dell’innovazione tecnologica è incastrata in un blocco causato dalla precarietà del suo personale. Uno stallo che azzera la competitività e l’innovazione del comparto agricolo regionale. Esattamente l’opposto della mission dell’agenzia regionale.
La denuncia. Sono i ricercatori precari i più preoccupati per il futuro di un’agenzia che rischia di perdere il passo: «Su 560 addetti attualmente si contano circa 70 ricercatori e tecnici qualificati ma la pianta organica ne prevede 130», spiega Emanuele Cauli, portavoce dei 40 ricercatori precari che si barcamenano tra contratti a tempo e borse di studio, «siamo personale specializzato ma non possiamo operare al meglio per colpa della precarietà. Circa venti di noi hanno contratti in scadenza ad agosto, altri a settembre, altri ancora ci hanno già salutato».
La situazione. L'età media del personale addetto alla ricerca è di 54 anni: «Un’età molto alta nel mondo della ricerca e dell'innovazione. La causa è la mancanza di ricambio generazionale tra ricercatori. I ricercatori di Agris sono assolutamente insufficenti a garantire la funzionalità della struttura, la capacità di intercettare fondi e di partecipare a bandi di finanziamento cheporterebbero innovazione e competenze all'interno del sistema produttivo agricolo», spiegano ancora i ricercatori.
Le prospettive. Gli assessori regionali Elisabetta Falchi e Gianmario Demuro hanno incontrato i precari di Agris, garantendo l’impegno necessario alla risoluzione dei problemi anche perché il futuro potrebbe essere gramo anche per le aziende: «Questa situazione, oltre che compromettere la funzionalità dell’agenzia, ha sottratto servizi alle imprese facendo perdere importanti opportunità al comparto agricolo ed esponendo l'intera struttura e i suoi lavoratori a una ingiusta considerazione negativa da parte dell'opinione pubblica», dice ancora Emanuele Cauli.
Le risposte. L’impegno degli esponenti della giunta regionale ha rincuorato i precari ma la voglia di risposte non può attendere. Anche perché Agris è un gigante dai piedi d’argilla: 560 dipendenti distribuiti in aziende e centri sperimentali sparsi in tutta la Sardegna. I nuclei principali sono il centro di ricerca per la zootecnia e la valorizzazione dei prodotti lattiero caseari a Bonassai (Ss) il centro di ricerca per le coltivazioni erbacee di Ussana (Ca), il centro di ricerca per la frutticoltura, viticoltura e olivicoltura a Villasor (Ca), il centro sperimentale per gli allevamenti equini di Abbasanta (NU), il centro sperimentale per il Sughero a Tempio Pausania (SS). Laboratori di analisi, aziende, sedi amministrative, strutture, impianti, macchinari e attrezzature che valgono centinaia di milioni di euro e che rischiano di rimanere ferme.