La Nuova Sardegna

Spopolamento, 166 paesi in via d'estinzione

Un'immagine panoramica di Armungia, il paese di Emilio Lussu
Un'immagine panoramica di Armungia, il paese di Emilio Lussu

Nell'isola entro il 2050 rischiano di scomparire tantissimi piccoli centri urbani.  A Lanusei molti sindaci dei territori svantaggiati (Ogliastra, Barbagia e Mandrolisai) hanno dato vita al convegno «Oltre i grandi hinterland urbani: quale futuro per gli altri territori della Sardegna», cui hanno partecipato anche parlamentari e consiglieri regionali. Alla fine dell'incontro è stata redatta la «Carta di Lanusei per le zone marginali», un documento che sarà un punto di riferimento per i prossimi confronti

12 giugno 2016
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NUORO. La Sardegna dell'interno scompare. Un processo lento e inesorabile iniziato sessant'anni fa e che entro il 2050 rischia di far perdere centinaia di piccoli centri con meno di mille abitanti. Un fenomeno al quale i sindaci dell'entroterra si ribellano cercando fra loro il dialogo per provare a invertire la rotta della bassa natalità e dell'emigrazione. A Lanusei decine di primi cittadini dei territori svantaggiati (Ogliastra, Barbagia, Mandrolisai) hanno dato vita al convegno «Oltre i grandi hinterland urbani: quale futuro per gli altri territori della Sardegna», cui hanno partecipato anche parlamentari e consiglieri regionali. Alla fine dell'incontro è stata redatta la «Carta di Lanusei per le zone marginali», un documento che sarà un punto di riferimento per i prossimi confronti.

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«Tramite l'unità dei sindaci e dei comitati - ha riassunto il sindaco di Lanusei, Davide Ferreli - si può esplicare una decisa azione dei territori marginali per richiamare il legislatore regionale a cambiare l'attuale visione e a riequilibrare le politiche troppo sbilanciate verso i grandi hinterland come quello cagliaritano. È urgente l'azione sinergica tra i consiglieri regionali per le zone interne per lavorare sul ripopolamento di interi territori nell'Isola. Territori che devono poter preservare i servizi e presidi essenziali. Bisogna al più presto colmare le lacune infrastrutturali presenti e puntare a politiche fiscali per richiamare investimenti. Questi territori devono essere presenti nella nuova legge di riforma delle Autonomie, in termini di rappresentanza istituzionale sovracomunale».

C'è anche chi ha detto basta a politiche imposte dall'alto: «Richiamo i presenti a porre attenzione a dinamiche quali le azioni di forza che non portano soluzioni ai problemi - ha sottolineato Gigi Littarru, sindaco di Desulo, riferendosi alla task-force regionale che da alcuni mesi porta avanti l'abbattimento dei maiali allo stato brado per debellare la peste suina africana -. Per questo e per i tanti problemi che affliggono le nostre comunità propongo la realizzazione di un Assessorato specifico per le zone interne dell'isola, nonché una apposita normativa e finanziamenti prioritari per le aree montane dimenticate».

«Bisogna cambiare - ha concluso il primo cittadino di Tortolì, Massimo Cannas -. C'è l'esigenza di attuare riforme adeguate per favorire non assistenza, ma produzione e lavoro. Altrimenti per noi sindaci sarà impossibile affrontare le incombenze delle nostre comunità».

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