La Nuova Sardegna

Lo Stato rivuole 13 milioni per la fabbrica mai aperta

di Paolo Merlini
Lo Stato rivuole 13 milioni per la fabbrica mai aperta

Ottana, la Corte dei conti condanna la Prodex (fallita) e i suoi amministratori

17 maggio 2016
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NUORO. Doveva essere il fiore all’occhiello del contratto d’area di Ottana, lo strumento di programmazione negoziata ideato nel 1998 che avrebbe dovuto cambiare le sorti della Sardegna centrale: 29 nuove aziende, 1362 posti di lavoro, 121 milioni di euro erogati. Invece la Prodex srl, dal cui stabilimento sarebbero dovuti uscire farmaci e integratori alimentari destinati al mercato internazionale, si è rivelata in breve tempo un colossale flop, con la perdita di milioni di fondi pubblici. Tredici e 693mila per l’esattezza, stando alla sentenza appena emessa dalla sezione sarda della Corte dei Conti, che ha condannato la società (attualmente in fallimento) e i suoi due amministratori, il piemontese Massimo Bonsi e il valdostano Ettore Cozzani, alla restituzione della somma al ministero dello Sviluppo economico, che l’aveva stanziata, più gli interessi legali e con la rivalutazione monetaria.

Si è conclusa così una vicenda emblematica del contratto d’area, un fiume di danaro pubblico sperperato senza che portasse alcun beneficio, salvo rarissimi casi, alle popolazioni della Sardegna centrale che avrebbero dovuto goderne. La Prodex è la società di quel patto territoriale che era riuscita a strappare la torta più grossa del finanziamento, ben venti milioni. E avrebbe dovuto assumere 118 operai. I milioni incassati dalla società si limitarono, si fa per dire, a poco più di 13 e mezzo, cioè alle prime due tranche dello stanziamento previsto, perché la produzione non fu mai avviata, e non ci fu alcuna assunzione di lavoratori, se non di pochi dipendenti a tempo determinato chiamati a ricoprire il ruolo di comparse durante le ispezioni che portavano allo stato di avanzamento del finanziamento complessivo. E fu proprio in seguito a una di queste ispezioni, nel 2006, che vennero alla luce diverse irregolarità e anomalie che portarono il responsabile del contratto d’area (il presidente pro tempore della Provincia) a chiudere i rubinetti dei fondi pubblici. Fu la stessa Provincia a girare le carte alla magistratura.

In seguito ai primi accertamenti, la Guardia di finanza di Nuoro appurò che la società aveva messo in atto un’illecita attività di fatturazione per giustificare operazioni inesistenti, «finalizzate – come è scritto nella sentenza della Corte dei Conti – a rappresentare la realizzazione, nei modi e nei termini convenuti, del programma d’investimento, che aveva giustificato la concessione del contributo».

I titolari della società infatti rendicontarono in modo falso spese per oltre 16 milioni, ma queste furono considerate “inammissibili” rispetto alla realtà. Talmente falsi, quei conti, che la Provincia non potè far altro che certificare «l’inidoneità al funzionamento del complesso industriale», e girare gli atti al ministero dello Sviluppo economico, che nel 2009 emanò il decreto di revoca del finanziamento e avvio la procedura di restituzione delle somme percepite sino a quel momento, affidandola a Equitalia. Restituzione che, in modo evidente, non è avvenuta, vista la recente sentenza della Corte dei Conti. Gli atti furono trasmessi anche alla Procura di Roma. Inoltre, nel 2010 la Prodex fu dichiarata fallita dal tribunale di Oristano, e in seguito fu disposta la vendita all’asta dei macchinari presenti nella fabbrica e dello stesso capannone industriale per soddisfare i creditori. Ma nessuno si fece avanti.

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