La Nuova Sardegna

Giallo di Nule, il Papa scrive alla famiglia Masala: prego per voi e per Stefano

di Nadia Cossu
Giallo di Nule, il Papa scrive alla famiglia Masala: prego per voi e per Stefano

Nella missiva del pontefice un pensiero speciale alla mamma Carmela

11 maggio 2016
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NULE. Hanno aperto la porta di casa e davanti ai loro occhi sono apparsi monsignor Corrado Melis, vescovo di Ozieri, e monsignor Giovanni Dettori, ex vescovo di Ales. A Nule, insieme, per fare una consegna importante e inaspettata: una lettera di Papa Francesco indirizzata alla famiglia di Stefano Masala.

«Il Santo Padre comprende la vostra angoscia di genitori che continuano a nutrire nel profondo del cuore la speranza di poter riabbracciare il proprio figlio, anche se le possibilità di riaverlo sembrano sempre più flebili». Comprensione e realismo condensati in un messaggio che ieri mattina ha toccato il cuore dei genitori e dei fratelli di Stefano. «Questa è una cosa grandissima – ha commentato con la voce spezzata dall’emozione il padre Marco – Siamo rimasti sorpresi e non smetteremo mai di ringraziare il Santo Padre per aver voluto dimostrare vicinanza al nostro dolore».

Parole che arrivano a un anno e tre giorni di distanza dalla scomparsa di quel figlio che nella casa di via Sardegna aspettano ancora a braccia aperte. Ed è un messaggio che dà conforto, che allevia la sofferenza. «Cari signori Marco e Carmela – esordisce così la missiva – Papa Francesco è venuto a conoscenza della scomparsa del vostro caro figlio Stefano e vuole esprimervi tutta la sua sincera vicinanza in questo momento di profonda tristezza e di dolore».

E sapere che il Papa prega per questa famiglia che vive un dramma così immenso, in un piccolo e lontano paese della Sardegna, scalda il cuore: «Monsignor Melis e il nostro parroco don Mimmino Cossu – dice Marco – ci sono stati vicini dal primo momento e sentiamo di doverli ringraziare moltissimo perché è anche merito loro se il nostro dolore è arrivato fino al Vaticano. Così come monsignor Dettori che è originario di Nule. Le loro preghiere ci danno la forza per andare avanti». In un momento in cui riuscire a sperare richiede davvero uno sforzo immane.

Anche perché ultimamente si è aggiunta la malattia di Carmela, la mamma di Stefano. Bergoglio le dedica un pensiero particolare: «Il Papa desidera essere vicino a lei, cara signora Carmela, così provata dalla malattia che le è stata recentemente diagnosticata, e affida al Signore la sua salute augurandole la serenità di spirito e la guarigione fisica».

Carmela oggi vive le sue giornate distesa su un letto, a versare lacrime per quello che considera il suo “vero” dolore: l’assenza di Stefano. La sofferenza fisica, ha sempre ripetuto, «è niente in confronto alla mancanza di mio figlio». In questi lunghi mesi non è riuscita a farsene una ragione. «Stefano è buono, chi gli ha fatto del male deve aver avuto un grande coraggio». Un figlio scomparso nel nulla, per mano di qualcuno che non ha esitato a sbarazzarsi di lui quando non gli è servito più. O forse, semplicemente, quando la sua presenza era diventata scomoda, pesante, pericolosa. Perché Stefano era un ragazzo perbene, con la coscienza limpida, una grande fede e una particolare devozione alla Madonna di Medjugorje.

Ed è anche per questo che la lettera arrivata ieri a casa dei Masala ha un valore ancora più profondo. Giuseppe, l’unico fratello maschio, ieri pomeriggio ha raggiunto la parrocchia per dare la notizia a don Mimmino. Il sacerdote ha voluto leggere la lettera in chiesa durante la messa della sera. Perché le parole del Papa arrivassero a tutta la comunità. La stessa che alcuni giorni fa si è riunita al Sacro Cuore per un incontro di preghiera organizzato da monsignor Melis. Ha letto a voce alta, dal pulpito, un messaggio che ha colpito tutti i paesani.

«Papa Francesco – scorrono le righe – cosciente del vostro dramma causato da una delle più terribili e crudeli forme di violenza, vi assicura la sua preghiera al Signore, affinché in lui possiate trovare cristiana consolazione e conforto».

C’è poi quel passaggio che suona da una parte come un invito a tenere sempre accesa la fiamma della speranza, dall’altra a comprendere che arriva un momento in cui bisogna trovare il coraggio di affrontare la realtà: «...sebbene le possibilità di riaverlo siano sempre più flebili».

Marco Masala insiste sulle ricerche. Lo ribadisce ancora, come ha sempre fatto in questi mesi: «Non dobbiamo fermarci neppure un attimo, chiediamo mezzi adeguati, forze in campo. Crediamo negli inquirenti e speriamo che le loro promesse di impegno costante non siano vane. Non possono smettere di cercare nostro figlio perché se succede avremo perso tutti, non solo noi».

Entro il mese di maggio potrebbero arrivare i cani molecolari, addestrati proprio per questo tipo di ricerche. Da circoscrivere, secondo la Procura, in una zona ben definita del territorio di Nule. Quella in cui, probabilmente, il 7 maggio del 2015 si sono definitivamente perse le tracce di Stefano.

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