La Nuova Sardegna

Indipendentismo: riecco Devias, con Liberu

di Alessandra Sallemi
Indipendentismo: riecco Devias, con Liberu

Già candidato alla presidenza della Regione il leader nuorese presenta a Cagliari il nuovo partito

08 maggio 2016
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CAGLIARI. Per promuovere l’indipendentismo non basta dire sempre no, bisogna proporre l’alternativa: il neonato partito Liberu, studia l’alternativa, vale a dire le modalità per l’autodeterminazione del popolo sardo in tutti i settori della vita civile, dall’energia al turismo, dall’agricoltura ai trasporti, dalla scuola all’industria. Liberu è l’acronimo di liberos, rispetados, uguales ed è stato presentato ieri a Cagliari da Pierfranco Devias, Laura Celletti, Riccardo Sanna, Cesare Contu dopo un anno di gestazione cominciata a Santa Cristina quando, sulle ceneri del partito disciolto, fu lanciato l’appello per tenere viva l’azione a favore dell’indipendentismo. Risposero cinquanta persone e da allora, spiegava ieri Sanna in una sala gremita, «siamo andati nei territori, abbiamo cercato i valori che ci univano, alcuni compagni hanno lavorato allo statuto approvato a Ghilarza un mese fa dal nostro congresso».

Laura Celletti ha illustrato l’organigramma del nuovo partito e tutte le regole per farne parte, Pierfranco Devias ne ha spiegato le fondamenta politiche: «Non ci interessava costruire un gigantesco programma, ma abbiamo scelto di tracciare una linea che fosse comprensibile a tutti perché tutti capiscano subito cosa vogliamo. Noi spieghiamo che vogliamo costruire un tipo di Stato dove il popolo lavoratore della Sardegna diventi padrone della propria terra. Attualmente i beni del popolo appartengono a qualcun altro: anche i nuraghi sono di Roma. Il punto è che non si può costruire l’indipendenza di un paese senza eliminare la dipendenza dagli altri, ma l’indipendenza va costruita passo dopo passo, è un lungo processo. Non possiamo credere che, dal disastro in cui ci troviamo oggi, un giorno ci svegliamo indipendenti e tutti stiamo bene. Quando si proclamerà l’indipendenza dei sardi è perché si sarà completato il processo di indipendenza in tutti i campi. Quello che abbiamo costruito non è il programma dei programmi, è la pietra angolare della decolonizzazione all’interno della quale si sviluppa la lotta per l’indipendenza. Per noi essere di sinistra è una crescita per l’indipendentismo. A chi ci dice che l’indipendentismo non deve essere né di destra né di sinistra rispondiamo che ciascuno vede le cose da una prospettiva e, assieme, dobbiamo riuscire a costruire una prospettiva complessiva. Noi riteniamo che nessuno consulti realmente il popolo sardo. Industria, agricoltura devono essere legate al nostro territorio, non ai fatturati delle multinazionali. Se siamo in questa situazione - ha detto Devias - è colpa dell’Italia e dei suoi fedeli alleati sardi».

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