La Nuova Sardegna

Sa die de sa Sardigna, Ganau in aula: "Accumunati con la Corsica"

L'aula del consiglio regionale della Sardegna
L'aula del consiglio regionale della Sardegna

Il presidente del consiglio regionale interviene in aula per la seduta straordinaria: "Le due isole hanno vissuto situazioni storiche e politiche simili, caratterizzate da dominazioni straniere, imposizioni, angherie e soprusi"

28 aprile 2016
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CAGLIARI. «Sardegna e Corsica hanno vissuto situazioni storiche e politiche simili, caratterizzate da dominazioni straniere, imposizioni, angherie e soprusi, ma hanno mostrato la forza di essere un popolo che sa unirsi e ribellarsi quando le dominazioni hanno generato ingiustizie non più tollerabili». L’ha dichiarato il presidente del Consiglio regionale della Sardegna, Gianfranco Ganau, nell’introdurre oggi 28 aprile la seduta congiunta a Cagliari con una delegazione dell’Assemblea corsa guidata dal presidente Jean-Guy Talamoni, cominciata con tre brani in sardo intonati dai Tenores di Bitti.

«Oggi continuiamo a vivere situazioni di difficoltà e problematiche comuni alle due isole, che non riescono a trovare risposte adeguate ai gravissimi problemi che le affliggono nel rapporto i rispettivi Stati madre». Nella «giornata nazionale del popolo sardo», Sa Die de sa Sardigna, istituita con legge regionale nel 1993 per ricordare la ribellione dei sardi del 1794 contro i governanti piemontesi, Ganau ha citato continuità territoriale, infrastrutture, attività produttive, energia, fiscalità, zona interne e spopolamento fra i temi che le due isole hanno deciso di affrontare come macroregione anche davanti all’Ue, attraverso una Consulta permamente sardo-corsa.

«Oggi non ci sentiamo garantiti dallo statuto che riconosce la speciale autonomia della Sardegna e ne regola i rapporti con lo Stato italiano», ha aggiunto il presidente del Consiglio regionale, in riferimento alla riforma dell’assetto istituzionale della Repubblica in chiave «fortemente centralista». «In primo luogo perchè lo statuto è in gran parte irrealizzato a distanza di quasi 70 anni. Se facciamo un confronto con la Corsica, che non ha il riconoscimento dello specialità, vediamo che su alcuni ambiti, come continuità e lingua, si sono ottenuti risultati più significativi dei nostri». «I sardi aspirano all’estensione dell’autonomia e non a una sua contrazione», ha ribadito Ganau. «Chiediamo innanzitutto il rispetto e il riconoscimento dei diritti paritari, nella convinzione che solo con il raggiungimento di questi un’estensione vera dell’autonomia possiamo rispondere alle esigenze di futuro per la nostra isola».

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