La Nuova Sardegna

E ai Ragionieri c’è la classe “debullizzata”

E ai Ragionieri c’è la classe “debullizzata”

I video, le fotografie e i disegni degli studenti protagonisti del lavoro del giornalista Luca Pagliari

22 aprile 2016
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SASSARI. Chissà se appenderanno la targa sulla porta: “Terza C, classe debullizzata”. «Perché no – dice Luca Pagliari – dopo i comuni denuclearizzati, ecco le classi debullizzate». Quelle dove i ragazzi hanno fatto un patto, e il bullismo tra loro non può attecchire. Sono loro, gli studenti dell’Itc Dessì-Lamarmora, a spiegarlo sul palco dell’Auditorium: lo fanno con un video girato a scuola, uno dei tanti lavori realizzati negli ultimi due mesi, in seguito alla richiesta del Corecom e di Luca Pagliari. Tanti istituti hanno risposto: non solo video ma anche fotografie, disegni, power point nei quali si spiega cosa è il fenomeno, come si manifesta e come si combatte. Marco, studente sassarese, non ha avuto bisogno di documentarsi. Perché lui, ragazzo dall’aria spigliata, il bullismo l’ha vissuto sulla sua pelle. Lo dice dal palco e la voce si spezza leggermente. «Ma ora sto bene», spiega Marco. Che dice a tutti, anche ai più timorosi, di ribellarsi alle angherie. E per spiegarsi meglio, cita il Dalai Lama: “Se pensi di essere troppo piccolo per fare la differenza prova a dormire con una zanzara”. Per Ilenia, invece, studentessa al liceo classico Canopoleno, il bullismo è il ritratto di una ragazza con i capelli neri, la frangia, l’occhio livido e la bocca aperta «per chiedere aiuto». Poi c’è la canzone “Bullo e impossibile”, perché anche i cattivi possono diventare buoni. E poi l’immagine dell’asino, colui che vede, è testimone degli atti di bullismo ma non fa niente, sta zitto, è passivo. Ecco ancora un altro power point, firmato dalla classe terza A dell’Itc Dessì-Lamarmora: è il dialogo a distanza tra due vittime di bullismo. Carolina si rivolge a Flavia, una ragazza presa di mira perché grassa, tormentata per strada, derisa sull’autobus e perseguitata sui social: qualcuno su Facebook le aveva rubato l’identità e creato un falso profilo con il suo nome attraverso il quale insultava gli amici e i compagni di scuola. A Flavia si rivolge Carolina, le dice di sollevare la testa, perché di bullismo si può morire: Carolina infatti è morta, è una ragazza del Nord Italia che qualche mese fa si è tolta la vita per colpa di un video hard. «Volevamo fare rivivere Carolina attraverso una lettera rivolta a Flavia, per fare capire quali possono essere le conseguenze degli atti di bullismo», dicono i ragazzi emozionati di fronte al pubblico commosso. Giorgia, protagonista del lavoro della II E del Liceo Artistico, ha una storia molto simile: un’amicizia su Facebook con un ragazzo, parole tenere, lo scambio di foto spinte. Poi il ricatto, le immagini che girano in rete, l’incubo.

Subito dopo va in scena “Il ladro di emozioni”, protagonista Gaetano, un ragazzo che diventa bullo per vendetta. Ma poi si pente, chiede aiuto, capisce di avere sbagliato tutto. Poi ecco le magliette bianche, tutte in fila. Si sistemano di spalle sul palco, poi si girano. In ogni maglietta una lettera: c’è scritto “E se un domani il debole fossi tu?” Il messaggio porta la firma degli studenti del liceo Scientifico Marconi, classi II E e II H. L’invito è di non rimanere indifferenti. Ma anche di reagire quando si diventa vittime: anche con l’ironia, se ti chiamano “cicciona di merda”, dice una studentessa dell’Artistico. Perché una risata può essere più pesante di uno schiaffo. (si. sa.)

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