La Nuova Sardegna

Acqua, bollette sempre più care: in Sardegna si pagano 380 euro all’anno a famiglia

Acqua, bollette sempre più care: in Sardegna si pagano 380 euro all’anno a famiglia

Indagine di Cittadinanzattiva, l'isola sopra la media nazionale. Nel 2015 un ulteriore rincaro del 3,3 per cento

31 marzo 2016
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SASSARI. Il caro bolletta contagia anche la Sardegna, ma in forma più lieve rispetto all’Italia centrale. Il costo annuale dell’acqua ammonta nell’isola a 380 euro, in crescita del 3,3 per cento rispetto al 2014. Più del triplo dei 117 euro di Isernia ma poco meno della metà dei 663 di Grosseto e Siena. Per l’undicesimo anno l’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva ha analizzato i costi sostenuti dai cittadini per il servizio idrico integrato nel corso del 2015. Una famiglia italiana ha speso nei 12 mesi più o meno 376 euro contro i 355 di un anno prima. Un aumento pari al 5,9 per cento, che, raffrontato al 2007, diventa del 61,4. In Sardegna la crescita dei costi è stata più limitata rispetto al 2014, da 368 euro a 380, ma in confronto a nove anni fa è più che raddoppiata: nel 2007 una famiglia di sardi pagava l’acqua 232 euro, meno 63,8 per cento rispetto a oggi.

Con soli 4 euro di differenza, si può affermare che l’isola, dove per la presenza di un gestore unico esiste un’unica tariffa per tutte le province, è in linea con la media nazionale. Le più care d’Italia si confermano le regioni centrali: tariffe più alte con 511 euro annuali e un maggior incremento rispetto al 2014 (468, più 9,2 per cento). A seguire l’area settentrionale (più 5,1) e quindi quella meridionale (più 3,2). A livello regionale, le tariffe più elevate si riscontrano nell’ordine in Toscana, Marche, Umbria, Emilia Romagna e Puglia. Fra i capoluoghi di provincia, le città più care si confermano essere le toscane: Grosseto e Siena con 663 euro prendono il posto occupato nel 2014 da Firenze. Isernia si conferma come città meno cara (117 euro, ancora meno dei 120 dell’anno precedente); segue Milano con i suoi 140 euro e un aumento del 3.

Desta preoccupazione, invece, il dato sulla dispersione dell’acqua immessa nelle tubature: in Sardegna - anche se il dato fa riferimento alla sola provincia di Cagliari - è pari al 55 per cento contro il 33 della media nazionale. Peggio fa solo il Lazio, con il 60 per cento dell’acqua dispersa. Relativamente più virtuose il Trentino Alto Adige con il 18 per cento di dispersione idrica e le Marche al 19. «Auspichiamo che l'introduzione del nuovo sistema di regole omogenee, in tema di qualità contrattuale, possa essere un primo passo per porre tutti i cittadini italiani in una situazione paritaria a livello di diritti legati agli aspetti commerciali», afferma Francesca Moccia, responsabile di Cittadinanzattiva Sardegna. (al.pi.)

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