La Nuova Sardegna

I giovani filmaker raccontano per l’Isre un’isola che cambia

di Gianluca Corsi

Venerdì sera a Nuoro la rassegna del Museo del costume Nel tempio della tradizione immagini sulla Sardegna di oggi

15 febbraio 2016
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NUORO. È una Sardegna non convenzionale, autoironica e dispensatrice di poesia quella raccontata dai 6 film maker del progetto “Un'isola in movimento”, presentato venerdì sera nell'auditorium del rinnovato Museo del Costume.

Sala piena e scommessa vinta per l'Istituto superiore regionale etnografico di Nuoro, che – parafrasando il presidente Bruno Murgia – «mantiene ben saldo il filone della tradizione, ma strizza l'occhio alla contemporaneità». E lo fa con il mezzo che, probabilmente, meglio si presta allo sguardo sul contemporaneo: il cinema o, in senso più ampio, il mezzo audiovisivo. «Già dal 2006, con il Sieff (la Rassegna Internazionale di Cinema Etnografico) _ ricorda Ignazio Figus, responsabile del settore produzione audiovisuale e promozione _, l'istituto aveva dimostrato grande attenzione per l'innovazione nell'antropologia visuale, senza contare che quest'auditorium ha ospitato innovatori del calibro di Jean Rouch e David Mc Dougall, per citarne solo un paio». Ed è nel solco di questa tradizione che l'Istituto etnografico ha contattato 6 giovani filmmaker sardi (il più anziano è del 66), di provenienze diverse (chi dall'etnomusicologia, chi dalla storia dell'arte, chi dalla fotografia), chiedendo loro di realizzare, con risorse (anche umane) ridotte, dei filmati che raccontassero la Sardegna per promuoverla in maniera non convenzionale. Il risultato che ne viene fuori è sorprendente, per nulla scontato. Chi si aspettava cartoline di un'isola pateticamente immobile, da cortes apertas, sarà rimasto spiazzato. E anche quando lo sguardo è puntato su situazioni tipicamente sarde, come il mondo agropastorale o i mestieri legati al mondo marino, l'occhio è pienamente immerso nel contemporaneo, con tutti i fermenti, le lacerazioni e le sfaccettature che gli appartengono.

Ad introdurre i sei autori Antioco Floris, docente di linguaggi del cinema, della televisione e dei new media all'università di Cagliari, che ha spiegato come la brevità dei filmati (il più lungo dura 17 minuti) sia in linea con le nuove tendenze della produzione audiovisiva internazionale, dove il cinema dà sempre più spazio a forme alternative, che trovano il loro sbocco naturale in Rete. Si va dalla messa in scena teatrale di “Fizos” del giovanissimo nuorese Francesco Cristiano Pirisi (classe 1980), quasi un canto per la Sardegna, affinché i suoi figli recuperino l'idea di popolo e imparino nuovamente a stare insieme, alle poetiche “Transumanze” dell'altro nuorese, Paolo Bianchi, che è una metafora del viaggio, di avventurosa drammaticità, compiuto da un gruppo di africani. C'è poi “Duty of revenge” (Il dovere della vendetta) di Simone Cireddu (Oristano, classe 1974), che trasforma in un ironico videogame lo stereotipo dei cartelli stradali impallinati. I “Nodi” di Giuseppe Casu (Cagliari, 1968) rimandano, in un lavoro asciutto ed essenziale, alle reti dei pescatori di una delle ultime tonnare del Mediterraneo, mentre Michele Mossa (Cagliari, 1971) ci porta nella scuola elementare di Sant'Avendrace, in un connubio inseparabile con la colonna sonora firmata da Alberto Sanna. Infine il mondo agropastorale ritorna in “Maialetto della Nurra” di Marco Antonio Pani (classe 1966), che prende spunto da un fatto di cronaca per ricordarci, in chiave ironica, che anche l'aspetto più sacralizzato e apparentemente immodificabile della Sardegna non sfugge ai mutamenti della contemporaneità.

Giovedì 18 ancora documentari all’Isre con la rassegna Moving Docs. Per cinque settimane, ogni giovedì alle 19 nello storico auditorium di via Mereu un programma di altissima qualità.

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