La Nuova Sardegna

il delitto di marta deligia

Uccise la sua ex fidanzata, in appello confermati 30 anni

Uccise la sua ex fidanzata, in appello confermati 30 anni

CAGLIARI. La Corte d'Assise d'Appello di Cagliari ha confermato la condanna a 30 anni di carcere inflitta in primo grado a Giuseppe Pintus, 37 anni, accusato di aver ucciso a Villacidro, l'ex...

06 febbraio 2016
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CAGLIARI. La Corte d'Assise d'Appello di Cagliari ha confermato la condanna a 30 anni di carcere inflitta in primo grado a Giuseppe Pintus, 37 anni, accusato di aver ucciso a Villacidro, l'ex fidanzata Marta Deligia, 27 anni, il 22 settembre 2013. La Corte presieduta da Grazia Corradini ha dunque ritenuto corretta la pena decisa del Gup Cristina Ornano che aveva accolto le richieste del pm Danilo Tronci. L'imputato era accusato di omicidio volontario premeditato.

Stando a quanto ricostruito dall'accusa, Pintus non si sarebbe mai rassegnato di essere stato lasciato, perseguitando la sua ex con messaggi e anche con regali che la giovane non accettava. Sino a quando la ragazza non decise di denunciarlo ai carabinieri per stalking. L'omicidio avvenne al culmine di un litigio, quando Pintus strinse col braccio il collo della fidanzata, soffocandola. Invano i familiari, costituiti parte civile con gli avvocati Danila Anesa Melis e Rinaldo Saiu, avevano chiesto l'ergastolo per l'imputato. Il 23 settembre 2013 Marta Deligia era uscita all'alba di casa per andare al bar dove lavorava e mentre camminava venne avvicinata da Pintus. L’uomo - secondo la ricostruzione dell'accusa - l'aveva afferrata e strangolata, poi aveva caricato il cadavere a bordo della sua auto e si era allontanato. L'omicidio della giovane avvenne proprio nei giorni in cui all'imputato era stato notificato l'ammonimento del questore a seguito della denuncia della vittima. L’uomo la ossessionava, la ragazza aveva confidato alle amiche di aver paura quando camminava per strada da sola, temeva che lui fosse in agguato. Anche quella mattina l’uomo le si era avvicinato per parlarle, lei non ne voleva sentire e d’altronde aveva fretta di andare al lavoro. Anche nella sua stessa famiglia l’uomo veniva invitato a desistere da questo atteggiamento persecutorio.

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