La Nuova Sardegna

Le Province non muoiono più: al costo di 600 milioni di euro resteranno in vita per il 2016

di Luca Rojch
Le Province non muoiono più: al costo di 600 milioni di euro resteranno in vita per il 2016

E rischiano di sopravvivere se il referendum costituzionale non dovesse abrogarle, ma è ottimista Roberto Deriu uno dei padri della riforma degli enti locali: «Abbiamo fatto una legge che prevede anche questa opportunità».

24 gennaio 2016
3 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Difficile ammettere la loro natura quasi immortale. Ma cancellare le Province richiede doti da semidio. La giunta era convinta di averle affondate per sempre. Di fatto resteranno in vita per tutto il 2016. Come minimo. Perché c’è un rischio che forse nessuna delle persone animate dalla furia provincicida aveva messo in conto. Il referendum costituzionale che ne prevede la loro cancellazione, che si svolgerà nell’inverno 2016-2017, forse, potrebbe anche chiudersi con la scelta di mantenerle in vita.

Ottimismo. Ma questa ipotesi non spaventa uno dei padri della legge di riforma degli enti locali, Roberto Deriu. «Abbiamo fatto una legge antisismica – dice convinto –. Una legge che prevede anche questa opportunità».

L’architettura. E a guardare l’architettura dell’edificio che arriva dopo la riforma si capiscono meglio le parole di Deriu. Si ritorna alle quattro province storiche, più la città metropolitana di Cagliari, che ingloba il capoluogo più altri 16 comuni dell’ hinterland. Tutte le province avranno un commissario, che sarà nominato subito dopo l’approvazione in Consiglio della riforma, entro la settimana. A guidare la città metropolitana sarà il sindaco di Cagliari. Ma la struttura è molto più complessa. Perché in un certo senso non scompariranno neanche le province regionali. Resteranno in vita con un altro nome, si chiameranno Zone omogenee. E saranno rette da sub commissari, il cui compito sarà la gestione dell’ordinaria amministrazione. In altre parole la provincia di Sassari avrà la zona omogenea di Olbia- Tempio che avrà un suo sub commissario. Quella di Nuoro avrà la zona omogenea dell’Ogliastra. Quella del Sud Sardegna avrà i sub commissari per il Medio Campidano e il Sulcis Iglesiente. Ma avrà anche un commissario ad acta che si dovrà occupare di smontare la vecchia provincia di Cagliari. I dipendenti. La Regione è certa di salvare anche tutti i posti di lavoro. I dipendenti attuali delle Province rimarranno per la maggior parte al loro posto e continueranno ad occuparsi degli stessi compiti. Il motivo è semplice. Alle Province resterà la competenza su strade, scuole e ambiente. In altre parole l’80 per cento del personale resterà dove è. Alle Unioni dei Comuni saranno trasferite le competenze su cultura, sport e spettacolo.

I costi. Ma la vera difficoltà di questa rivoluzione al moviolone è legata ai costi. Già da due anni lo Stato non solo non dà più un euro alle Province, ma si porta via tutto quello che incassano dalla quota della Rc auto. Per portare avanti l’ordinaria amministrazione la Regione attinge dal Fondo unico. Ogni anno spende 600 milioni di euro. Ma per il 2016 potrebbero non bastare. Mancherebbero all’appello 50 milioni di euro, per coprire i costi. Cifra che la Regione potrebbe avere difficoltà a reperire, visto che deve coprire il buco da 400 milioni di euro della sanità.

La legge. Ma sembra impossibile tornare indietro. La legge sarà approvata entro la settimana. «Siamo sicuri, tranquilli – spiega Deriu –. Abbiamo fatto una legge complessa e lunga proprio per gestire in ogni dettaglio questo complicato periodo di transizione. Sarebbe stato facile fare una leggina pasticciata come quelle del centrodestra. Ma vogliamo che la riforma funzioni e segni un reale cambiamento nell’isola». Nell’attesa possiamo goderci per un altro anno le Province che lo Stato non vuole più, ma si è dimenticato di cancellare dalla Costituzione.

@LucaRojch

@RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
Santissima Annunziata

Sennori, cade dallo scooter all’ingresso del paese: grave una sedicenne di Sorso

Video

Impotenza maschile e suv, ne discutono le donne: la risposta di Geppi Cucciari ai talk show dove soli uomini parlano di aborto

Le nostre iniziative