La Nuova Sardegna

la polemica

Mont’e Prama, il soprintendente: minacce sul web per colpa di Pili

di Claud
Mont’e Prama, il soprintendente: minacce sul web per colpa di Pili

CABRAS. Dalla ricerca scientifica si è passati alla caccia all’uomo. Il dibattito su Mont’e Prama si è infiammato sulle minacce piovute addosso alla Soprintendenza ai Beni archeologici, messa alla...

14 gennaio 2016
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CABRAS. Dalla ricerca scientifica si è passati alla caccia all’uomo. Il dibattito su Mont’e Prama si è infiammato sulle minacce piovute addosso alla Soprintendenza ai Beni archeologici, messa alla berlina da un post caricato su Facebook dal deputato Mauro Pili. Ieri, durante l’incontro convocato nel Sinis dalla soprintendenza, non si è quasi parlato d’altro, anche perché le novità scientifiche sono poche e decisamente meno affascinati dei ritrovamenti che hanno catapultato Mont’e Prama al centro dell’attenzione. Una fama che porta in dote anche gli episodi che hanno costretto i carabinieri e la polizia a tenere d’occhio gli scavi dove, per fortuna, la rivolta del web si è tradotta in un nulla di fatto.

Le minacce. Ormai sono più che un effetto collaterale. Le reazioni violente degli internauti più stizziti accompagnano ogni tipo di discussione virtuale, e spesso sconfinano nelle minacce. Le più pesanti le ha selezionate proprio Marco Minoja, soprintendente ai Beni archeologici: «Non possiamo tollerare chi ci augura di finire impiccati, sparati o carbonizzati nel rogo dei nostri mezzi. Si tratta di minacce reiterate e preoccupanti. Credo che sia opportuno che la magistratura e le forze dell’ordine tutelino i nostri diritti». Secondo Minoja il responsabile sarebbe solo uno: «Siamo vittime delle invenzioni e delle intemperanze dell’onorevole Pili, la cui aggressività alimenta un clima di odio esasperato».

La replica di Pili. Laconica la riposta del leader di Unidos, deputato del Gruppo misto: «Ci vuole coraggio per dire che la mia azione politica sta mettendo a rischio la sua sicurezza fisica. Minoja faccia il serio che di comici al governo ce ne sono già abbastanza».

La ruspa nello scavo. Il duello era nato per la presenza di un miniescavatore dentro il cantiere. Pili sosteneva che il mezzo fosse impegnato in uno scavo, annunciando di essere pronto a consegnare alla procura della Repubblica il video che riprende il lavoro della ruspa, la Soprintendenza si difendeva dicendo che stava solo preparando il cantiere alla sosta invernale: «Utilizziamo il miniescavatore per lavori come il riempimento di alcuni settori già indagati – ha puntualizzato il direttore scientifico dello scavo, Alessandro Usai – abbiamo sistemato la ghiaia per nascondere per evitare che il maltempo possa fare danni».

Le scoperte. Negli ultimi tre mesi i lavori sono andati a rilento. L'inverno ha rallentato le operazioni e le uniche novità sono legate al ritrovamento di due vasi in due delle sei tombe indagate. Al conto ne mancano 56 ancora da studiare ma il maltempo non premetterà che i lavori continuino. Mont’e Prama chiude e riaprirà tra qualche mese, quando il contratto appena scaduto verrà rimpiazzato da un accordo che permetterà alla soprintendenza di impiegare i ribassi d’asta del primo appalto, 35mila euro, e di continuare a lo scavo per circa un mese, sempre utilizzando come partner la ditta Archeosistemi.

Il futuro. L’idea di ampliare lo scavo, seguendo la anomalie del georadar del professor Gaetano Ranieri, non solletica Alessandro Usai. «Con i nuovi finanziamenti indagheremo ancora in questa zona. Non è detto che le anomalie segnalate dal professor Ranieri indichino nuovi reperti, anzi. Chi parla di una città nascosta a Mont’e Prama dipinge una storia di fantasia». La realtà, infatti, racconta dell’aratura dei campi attorno allo scavo e del rischio che i sogni di gloria vengano cancellati da un buon raccolto.

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