La Nuova Sardegna

Riforma sanitaria, via libera della Regione alla Asl unica

di Umberto Aime
Il Consiglio regionale sardo
Il Consiglio regionale sardo

Il governatore riesce a compattare la maggioranza e porta a casa la riforma essenziale per ridurre i costi. Alla fine di luglio spariranno le otto aziende

24 dicembre 2015
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CAGLIARI. Alla fine il governatore ha messo a segno la doppietta. Prima ha portato a casa, seppure con molta tristezza, l’aumento delle aliquote Irpef e Irap, ventiquattr’ore dopo, con grande e molto più evidente soddisfazione, l’Asl unica. La maggioranza ha seguito compatta Francesco Pigliaru – poche le eccezioni e soprattutto fuori dal Consiglio – in questa maratona. Una maratona che in una settimana, pochi giorni fa la Giunta ha presentato il piano di rientro, ha stravolto, rivoltato come un calzino quello che fino a poco tempo fa sembrava un mondo immobile, ingessato, impenetrabile e spendaccione, quello della sanità. Con il doppio colpo, a cui vanno aggiunti il riordino della rete ospedaliera e quello della sanità territoriale, Pigliaru ha dimostrato sul campo che il preteso «cambio di passo» c’è stato eccome. Forse poteva essere anticipato di qualche mese e non partire in affanno a dicembre, ma ora la stagione delle riforme sembra essere davvero inarrestabile. Per i risultati, soprattutto nella sanità, bisognerà attendere almeno la metà del 2016, con questo augurio del presidente alla vigilia di Natale: «Siamo soddisfatti, abbiamo ottenuto il risultato che tutti volevamo».

Asl unica. Ai primi di luglio spariranno le otto attuali Aziende e resteranno solo le due miste (Sassari e Cagliari) e quella autonoma del Brotzu. Le Asl saranno accorpate nell’Arus – l’azienda unica regionale – e nel frattempo la gestione sarà affidata ancora ai commissari (l’incarico è stato prorogato per la quarta volta e fino al 30 giugno) nominati dalla Giunta alla fine del 2014. La struttura dell’Asl unica è tracciata in un disegno di legge che l’assessore alla Sanità Luigi Arru presenterà agli inizi di febbraio. L’unica indiscrezione è questa: bilanci, amministrazione e appalti saranno concentrati in una sola direzione generale (avrà sede a Sassari, Cagliari o Nuoro?) con la Sardegna poi divisa in distretti. Tra l’altro sempre a luglio è stata prorogata anche la scadenza della commissione speciale d’inchiesta del Consiglio, presieduta da Attilio Dedoni dei Riformatori, sugli sprechi della sanità.

Detto e fatto. Non è stato facile per Pigliaru convincere gli alleati che i tempi erano stretti e maturi per la rivoluzione. Alla fine anche i più diffidenti si sono arresi proprio di fronte al muro delle aliquote aumentate. In altre parole, nessun partito della coalizione se l’è sentita di rallentare la corsa dopo aver dato il via libera al contributo extra preteso dai cittadini (140 milioni fra Irpef e Irap) per azzerare il deficit della sanità. Il sacrificio per alcuni deve essere stato forte: negli ospedali, in senso lato, da sempre la politica ha messo le mani e raccolto volti. Ha detto bene il presidente della commissione Salute del Consiglio regionale, Raimondo Perra (Psi), «secondo come intervieni in questo mondo, vinci o perdi le elezioni. All’inizio anch’io ero perplesso sull’Asl unica, ma ora credo che sia stata la mossa vincente». E il capogruppo del Pd Pietro Cocco ha aggiunto: «Con coraggio e molti sacrifici, abbiamo lanciato una sfida senza precedenti, da oggi in poi abbiamo in mano tutti gli strumenti per raddrizzare finalmente i conti della sanità». Pierfranco Zanchetta (Upc) ha tirato le somme: «In due giorni, abbiamo capovolto il mondo».

Il presidente. «Abbiamo chiesto ai cittadini – ha detto Pigliaru – un sacrificio limitato nel tempo e solo a quelli che possono sopportarlo, ma abbiamo sentito anche il dovere immediato di rendere evidenti e trasparenti i nostri progetti per uscire dalle secche del disavanzo e offrire un servizio migliore ai sardi». Poi ha sottolineato quello che è stato una sorta di tocco magico: «Con l'impegno di accorpare le Asl in un’unica Azienda, abbiamo fatto un passo coraggioso e di forte semplificazione». Il giuramento è stato questo: «Vogliamo uscire in fretta da questa situazione assurda di costi altissimi e cominciamo con lo spazzare via l’eccessivo frazionamento nella gestione che da sempre è una delle cause del deficit. Ora vogliamo che cittadini controllino ogni nostro passo e vedrete che alla fine vinceremo la scommessa più grande: una sanità giusta nei conti e di qualità».

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