La Nuova Sardegna

pubblicato il parere di cantone

L’Anac: «Il Cda del Cacip è in conflitto d’interessi»

CAGLIARI. Il presidente del Cacip, il consorzio industriale provinciale di Cagliari, è incompatibile con qualsiasi potere di gestione dell’azienda regionale perché il suo incarico non sarebbe stato...

08 dicembre 2015
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CAGLIARI. Il presidente del Cacip, il consorzio industriale provinciale di Cagliari, è incompatibile con qualsiasi potere di gestione dell’azienda regionale perché il suo incarico non sarebbe stato «conferibile». L’ha stabilito l’Anac, l’autorità nazionale anticorruzione, con un parere firmato da Raffaele Cantone. Sono in conflitto d’interesse anche tutti i consiglieri di amministrazione che fanno i sindaci, gli assessori o i consiglieri nei comuni che conferiscono l’incarico, vale a dire quelli che partecipano alla gestione del consorzio con un rappresentante diretto. A chiedere all’Anac di sbrogliare la matassa giuridica del consorzio cagliaritano sono stati la Regione e lo stesso Cacip quando, con l’entrata in vigore del decreto legislativo 39 del 2013 sono stati sollevati punti interrogativi sui possibili conflitti d’interesse all’interno dell’organo amministrativo del Cacip. Arrivata la risposta, Regione e Cda del consorzio hanno dovuto affrontare un problema piuttosto spinoso. Per una ragione evidente: il primo a decadere doveva essere il presidente Salvatore Mattana, rieletto sindaco di Sarroch nel 2011. Mattana due anni fa ha preso il posto di Natale Ditel, passato da commissario del Cacip a dipendente a termine del Tecnocasic. Con lui sarebbero in bilico altri consiglieri: il dirigente provinciale Michele Camoglio, il sindaco di Capoterra Francesco Dessì e il sindaco di Cagliari Massimo Zedda. Il solo in posizione regolare risulterebbe Vitangelo Tizzano, che rappresenta gli imprenditori. Scrive Cantone: «Il decreto legislativo 39/2013 mira ad evitare il conferimento di incarichi, anche nel caso in cui l'attribuzione sia avvenuta ex lege, in potenziali situazioni di conflitto d'interesse che possono crearsi fra controllore (organo politico) e controllato (amministrazione o società controllata) ovvero di evitare che fra tali soggetti possano sussistere fenomeni d'eccessiva contiguità». Quindi, secondo Cantone, quattro membri su cinque dell’attuale Cda dovrebbero essere sostituiti con un presidente e tre consiglieri esterni alle amministrazioni che fanno parte del consorzio industriale. Eppure a distanza di due mesi e mezzo dalla pronuncia dell’Anac l’organo amministrativo del Cacip è immutato, sono rimasti tutti al loro posto seduti su poltrone che - è bene chiarirlo - consegnano a chi le occupa potere decisionale sull’area di Macchiareddu ma nessuna indennità da nababbi, solo irrilevanti rimborsi spese. La loro posizione però - nella lettura dell’Anac - va allineata alla legge e di conseguenza avrebbero dovuto fare un passo indietro già a settembre scorso, quando il parere di Cantone ha cominciato a circolare. Ma anzichè andarsene, è saltata fuori una soluzione, cui la Regione non si è opposta: considerato che l’Anac valuta in conflitto d’interesse gli amministratori del Cacip «con poteri gestionali diretti», la gestione del consorzio è stata delegata al direttore generale Anna Maria Congiu e agli altri dirigenti. Siamo quindi di fronte a una situazione simile a quella del governo regionale: niente esecutività ma solo indirizzo politico. Spiega Mattana: «È un tema che riguarda tutti i consorzi industriali ed è un problema affrontato anche altrove, in attesa che le regioni uniformino le proprie leggi a quella dello Stato. Noi al Cacip ci eravamo adeguati già prima che l’Anac si pronunciasse». (m.l)

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