La Nuova Sardegna

Le cento lingue dell’isola di Alcinoo

di Roberta Sanna

Il Cada Die presenta alla Vetreria “Nausicaa”, con la regia di Giancarlo Biffi

28 ottobre 2015
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PIRRI. Spingono lo sguardo e l’immaginazione dalla spiaggia verso il mare, le grandi vele bianche appese all’aria e al sole, quando ondeggiano e intensamente si colorano d’azzurro. Un mare che “circonda e protegge”, è questo il Mediterraneo antico e attuale di “Nausicaa – io sono io” che con le suggestioni scenografiche e attraverso il racconto teatrale, ideato e diretto da Giancarlo Biffi, fa viaggiare dentro il mito per giungere ai lidi della coscienza di una identità contemporanea, attraverso la xenía greca, l’accoglienza dello straniero, e le paure che ribaltano il concetto, serrando i confini e i popoli, e il cuore degli individui.

Ad introdurre subito il tema è il personaggio di Polidoro, interpretato con sincerità e ritmo da Mauro Mou. Tra le sue mani una piccola cassetta che ha contenuto il denaro per il viaggio in mare ed ora conserva le ceneri della moglie, annegata nel naufragio sulle rive ospitali dei Feaci.

Nell’isola di Alcinoo - cui dà vita il sempre bravo attore Pierpaolo Piludu - re di grande saggezza e ospitalità insieme alla moglie Arete (l’efficace Francesca Cecala), dove anche la fuggitiva Andromaca (una dolente Klodiana Camati) ha trovato accoglienza e serenità, può cantare la morte della compagna sulle note leggere della chitarra. Sulle stesse sponde mediterranee naufraga Ulisse con le sue contraddizioni, ben delineate da Silvestro Ziccardi. Nausicaa (la sensibile danzatrice e attrice francese Camille Reverdiau) lo accoglie con dolcezza e curiosità, danzando e mescolando i linguaggi. Nato nell’ambito del progetto internazionale Meeting the Odyssey, lo spettacolo, messo in scena con la collaborazione dei gruppi Anapoda, Réseau en scène, Scarlattine Teatro è una delle quattro main production del progetto teatrale itinerante che coinvolge la compagnia sarda dei Cada Die fino al 2017.

Così nello spettacolo, giunto venerdì e sino a domenica alla Vetreria dopo le tappe di Jerzu, Montpellier e Sesto Fiorentino, all’italiano si mescolano il greco, l’inglese, il sardo e il francese e la lingua dei segni. Viaggiando dalle atmosfere mitologiche a quelle quotidiane i personaggi si arricchiscono di forza simbolica, raccolgono storie e cronache, restituendo l’affresco tragico e senza tempo di una umanità che si trova costretta a combattere o a fuggire dalle guerre, a morire nel cercare asilo o ad essere respinta. In “uno scandalo che dura da diecimila anni” come diceva Elsa Morante, e che si chiama Storia.

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