La Nuova Sardegna

l'opinione

Orecchini e piercing, le regole vanno rispettate anche se non ci piacciono

Giampaolo Cassitta
Mattia Carbini
Mattia Carbini

Il caso di Mattia Carbini, lo studente allontanato dall'Alberghiero di Arzachena e poi rientrato a scuola con un look «ripulito»

30 settembre 2015
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Riempiamo la nostra sacca comportamentale di buoni propositi, ma quando si tratta di esibirli cominciano i problemi. Pecchiamo di sindrome da accerchiamento e siamo sempre più convinti che le regole debbano essere rispettate solo se vanno bene per noi. Dal parcheggiare in seconda fila (un attimino, un po' di pazienza) al non pagare il canone della TV di Stato (la guardo poco e poi, a dire il vero, non mi piace) a tante altre regole che dovrebbero regolamentare il vivere in comunità e quindi in armonia gli altri.

Modi di comportarsi che sono il sale della democrazia. Abbiamo imparato, nel tempo, a rispettare alcune regole non scritte: fin dalla nostra infanzia, infatti, impariamo a vivere in comunità con gli altri: nella famiglia, nella scuola materna e poi, successivamente, alle elementari, medie e superiori. Sappiamo, per esempio, che non ci si alza da tavola senza chiedere il permesso, si lascia il posto alla persona più anziana quando si sale su un autobus. Queste sono regole non scritte, utilissime però per poter convivere con la propria comunità.

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Ci sono regole diverse a seconda dei luoghi e delle culture e lo sanno benissimo i nostri concittadini quando si recano all'estero per lavorare o, semplicemente per viaggi di piacere. Mi è capitato, per esempio, di spostarmi sull'estrema destra delle scale mobili perché a Londra esse sono usate anche per camminarci; cosa che in Italia, per esempio, non si usa. Piccoli comportamenti e modi di fare utili per sopravvivere. D'altronde siamo i primi ad alzare la voce con chi decide di restare nel nostro paese: «Devono imparare le nostre regole».

Su questo, in teoria siamo tutti d'accordo. Le regole che siano di comportamento, amministrative o, addirittura penali, non si infrangono. È un assunto giuridico e di buon senso. Ci sono poi regole che vengono decise da piccole comunità (pensate ai condomini o ai vari ordini professionali) che devono essere, una volta approvate, rispettate da tutti. Anche se queste regole possono non piacere o possano apparire superate o, addirittura inutili. Ciò che e accaduto presso l'istituto alberghiero di Arzachena ci porta a riflettere sulle regole e sul rispetto. Il ragazzino (peraltro maggiorenne), seppure avvistato, ha "sfidato" il dirigente scolastico presentandosi a scuola con gli orecchini e il "piercing", vietati dal regolamento approvato dal Consiglio d'istituto dove, se non ricordo male, partecipano rappresentanze di studenti e genitori.

Questi monili, piuttosto in voga tra i ragazzi, sono stati considerati inadeguati soprattutto perché non garantiscono l'igiene durante le esercitazioni pratiche che si effettuano in quell'istituto. Ebbene: lo studente, con la sua esuberanza giovanile, ha varcato comunque la soglia scolastica e la Dirigente ha chiamato le forze dell'ordine per allontanarlo. La cosa più incredibile però non è legata alla poca accettazione delle regole da parte di un tardo adolescente (in ogni caso da biasimare), ma la difesa accorata e decisa dei genitori. I quali precisano che il ragazzo «toglie sempre piercing e brillantino quando è nelle sale bar o ristorazione».

La discussione si è poi incamminata su altri binari compresa l'illiceità della norma in quanto approvata da un Consiglio d'istituto decaduto. Mi incuriosiscono sempre queste dissertazioni a favore delle nostre ragioni. Potremmo benissimo dire che certe leggi dovrebbero decadere quando cambia il governo. Una volta un mafioso, sottoposto al regime duro, all'Asinara, previsto dall'articolo 41 bis mi disse: «Questo decreto Martelli dovrebbe essere abolito, perché Martelli si è dimesso, ma noi non siamo un paese democratico».

Ecco, capisco che l'esempio è sicuramente esagerato, ma sarebbe bello insegnare ai nostri figli che le regole si rispettano sempre. Anche quelle che non ci piacciono e anche se approvate da altri su mandato della comunità. Questa cosa curiosissima che cammina tra il civismo, il rispetto e l'etica si chiama semplicemente democrazia.

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