La Nuova Sardegna

Antonio Marras: sognare la California in giro per la Sardegna

Angiola Bellu
Costumi da bagno di Antonio Marras per l'estate 2016
Costumi da bagno di Antonio Marras per l'estate 2016

A Milano la nuova collezione Primavera/Estate dello stilista di Alghero: «Tutto è nato in barca tra Sardegna e Corsica»

25 settembre 2015
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MILANO. Tra Esther Williams e Sognando California Antonio Marras ha presentato giovedì 24 a Milano la collezione “Isolamarras Primavera Estate 2016”. Lo stilista, come sempre, racconta una storia, e, come sempre ha lo sguardo rivolto al mondo e il cuore che batte – in tutti i sensi possibili – in Sardegna.

«Qui c’è una cartina della Sardegna e, sovrapposta, una della California – ci racconta Marras all’evento milanese, mostrandoci una carta appesa in una sala del backstage, in cui appaiono le località surfistiche californiane sovrapposte a quelle sarde – Ho pensato a un gruppo di ragazze che in Caravan girano per la Sardegna sognando la California». La sfilata è pensata come un viaggio a tappe, in cui le protagoniste rincorrono le onde più interessanti nei luoghi dove generalmente si surfa (nella carta sono segnati Oristano, Alghero, Badesi, Santa Teresa di Gallura).

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Le modelle surfiste camminano tra le sabbie girando intorno a tavole da surf mentre le Cleopatras, rock'n'rol band femminile, inondano le creazioni di Marras dell'energia solare del rock anni Sessanta misto al garage e al punk rock. Le stampe awaiane – declinate in gialli cadmio, celesti, blu colbalto, rosa shocking, bianchi&neri – danno personalità ai caftani pensati dallo stilista, che li mette in scena a fianco di abitoni lughissimi, sia leggeri di voille, che pesanti di jeans. Al lungo si alterna il cortissimo: mini abiti, mini gonne, micro top. Il look Costa Smeralda si stempera con quello alla Jane Birkin fatto di ampie gonne sotto top con le bretelle incrociate.

La scintilla creativa di questa collezione si è accesa proprio durante un viaggio sardo. «Questa estate abbiamo organizzato una vera e propria flottiglia, la cui “nave ammiraglia” aveva solo donne a bordo. Mala è il nome della barca. Abbiamo fatto da Alghero alla Corsica. La cosa interessante è stata vedere l’equipaggio di Mala, aguerrito e a proprio agio nelle difficoltà di navigazione. Così ho immaginato ad un certo punto volessero surfare». Nasce così una collezione incredibilmente colorata e ironica che mixa bianchi e neri in combinazioni di righe e quadri. La plastica è esibita, trasparente, compare su borse, scarpe, infradito.

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«Mi piaceva immaginare – continua l'artista - che queste ragazze avessero un'attenzione particolare alla loro persona: ecco le acconciature di “una volta”, con barche, ancore, cavallucci marini». La cura e la dedizione che lo stilista ha messo nella collezione che in gergo si definisce contemporary – cioè più alla portata di un pubblico ampio – mostra quali siano le priorità di Antonio Marras.

« Accessibilità ma col rispetto assoluto del DNA, del made in Italy. Di solito le linee contemporary, realizzate con costi più contenuti, sono prodotte fuori. Ma c'è una notevole differenza di qualità, di servizio, di consegna, di contatto con il cliente finale. Anche la ricerca dei tessuti è fatta con lo stesso processo, lo stesso impegno, lo stesso iter della prima linea; tutto viene concepito ad Alghero per poi contattare le varie aziende italiane». I colori freschi, brillanti, vivi come appena usciti dai 'pennelli' di Andy Warhol, sono l'inimitabile marchio della fabbrica Marras: «Ho un rapporto con gli stampatori molto stretto, c'è una collaborzione continua, giornaliera per ottenere il giusto giallo, il celeste etc.».

Così la passione trascina lo stilista oltre il luogo comune che vede la moda fugace ed effimera: « La cosa che mi piace di più immaginare e vedere sono persone che indossano abiti che risalgono a vecchie collezioni, che ancora resistono, che vengono combinati e mischiati in maniera creativa. Non sono per l'usa e getta, sono per conservare; mi piace che sia qualcosa che si custodisce. Ogni capo ha una storia, fondamentale per raccontare la collezione che sto facendo, per comunicare ai ragazzi dello studio che cosa voglio fare, che cosa faremo, per creare l'atmosfera sulla quale lavorare. L'abito non nasce fine a se stesso. Questa è la mia forza...o forse la mia debolezza».

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