La Nuova Sardegna

Civati: «Scalzeremo Renzi dal governo»

di Umberto Aime

A Serdiana, nel laboratorio della nuova sinistra, il dissidente spiega perché il Pd sbaglia e ha fallito

26 luglio 2015
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CAGLIARI. Se Renzi gli dà del Bertinotti che si prende a martellate sui santissimi della sinistra, Pippo Civati non fa una smorfia. Ironico e graffiante, da lombardo qual è tiene botta al toscano e gli risponde: «Bene, allora lui è il clone di Berlusconi». Fra i due ex amici della Leopolda lo scontro cresce di giorno in giorno e si fa sempre più aspro. Uno pensa al Governo, Renzi, Civati a mettere assieme un contenitore «in cui far confluire la sinistra, quella vera, che deve lasciarsi alle spalle un Pd inquinato e contaminato dal centrodestra». Ospite del laboratorio di Serdiana dove in Sardegna la nuova entità muove i primi passi, il dissidente per eccellenza è chiaro nel motivare la sua fuga e quella di molti altri: «Dal Pd sono uscito per stare bene e meglio. Non potevo più rimanere in un partito che ha dimenticato, stracciato, valori importanti come lo sono la giustizia e l’impegno assoluto di pensare prima agli ultimi poi agli altri».

Sembra essere più che altro una questione personale.

«Assolutamente. Mi sento tradito molto dal partito e molto anche da Renzi. In un anno e poco più hanno stravolto l’Italia con il peggio del peggio».

Ora è fuori.

«Non potevamo stare oltre. Per mesi, ci abbiamo provato a far capire dall’interno che il programma con cui abbiamo vinto le elezioni nel 2013 era stato travolto e stravolto dal Jobs act e dalla Buona scuola. Non ci hanno ascoltato e siamo andati via».

Per far cosa.

«Ridare un’anima alla sinistra e a tutti quelli che sono pronti a impegnarsi per ridare passione e forza a chi non vuole più trattare con Berlusconi e i suoi colonnelli. Prima è stato il turno di Alfano, ora sul carro vuole salire Verdini: la compagnia continua a peggiorare».

E la sinistra a farsi del male.

«No. Noi vogliamo governare al posto del Pd. Anche se i modelli non sono esportabili, Syriza, in Grecia, e Podemos, in Spagna, dimostrano che possiamo farcela e che la gente crede ancora nei valori di una sinistra europea e solidale».

Renzi è un osso duro da battere.

«Ormai fa propaganda ed è aggrappato a un partito buono solo per i salotti. I risultati non ci sono. È sempre più un illusionista della politica. La verità è che Renzi preferisce la play station alla vita reale».

Vuol dire che il Governo non pensa agli italiani?

«Non mi pare proprio e gli esempi li abbiamo tutti i giorni. Non c’è una decisione in cui i contenti siano la maggioranza. Sono sempre più gli scontenti».

Ma per vincere o si conquista il 51 per cento, oppure bisogna allearsi.

«In questi giorni, faremo partire la campagna dei nove referendum con cui vogliamo dimostrare che agli italiani non piacciono le scelte del Governo. Siamo impegnati a raccogliere 500mila firme da qui a settembre. Poi, a ottobre, con il nostro movimento «Possibile», i compagni di Sel, altri gruppi e gli ex Democratici daremo un nome al contenitore e diventeremo l’unica vera alternativa al Pd».

Ma almeno in Sardegna non tutta Sel sembra essere d’accordo.

«Dobbiamo andare oltre i casi personali e guardare avanti. Al comune di Cagliari o altrove, l’anno prossimo alle amministrative, non è detto che l’alleanza col Pd sia un obbligo e tanto meno vogliamo essere in imbarazzo. Perché è imbarazzante trattare con un partito che sembra essere sempre più un infinito talk show».

Chi deciderà il nuovo partito?

«La base. Basta con le sigle a tavolino che diventano autoreferenziali e non sanno il resto: fuori dalla finestra c’è un mondo in cui la sofferenza è ancora molto, troppo alta».

Sicuro di riuscire a scalzare Renzi.

«Dobbiamo provarci per salvare gli ultimi».

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