La Nuova Sardegna

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Vincenzo Onorato scala la Tirrenia, ma in Sardegna è rivolta

di Luca Rojch
Vincenzo Onorato
Vincenzo Onorato

Formalizzato il passaggio, l’armatore ha nelle sue mani il 95% del mercato. Dopo il ricorso all’Antitrust della Regione arrivano le critiche da destra e sinistra

08 luglio 2015
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SASSARI. Il ruggito della balena blu. Vincenzo Onorato si compra la Tirrenia con una delicata operazione finanziaria. Tutto come previsto. Pochi minuti e una firma per diventare l’unico signore dei mari. Onorato da oggi controlla il 95 per cento dei collegamenti tra la Sardegna e la penisola. A Milano ha perfezionato l’operazione da 100 milioni di euro. Liquidati i tre soci. Il fondo Clessidra, dell’ex banchiere di Morgan Stanley Claudio Sposito, che aveva il 35 per cento di Cin e il 32 per cento di Moby. La Gip di Luigi Negri, che controllava il 15 per cento delle azioni. E la Shipping investment di Francesco Izzo, che aveva il 10 per cento di Cin. Nessuna sorpresa. Nella sua architettura l’operazione era nota da tempo. Onorato ha trovato un fondo di investimento americano pronto a scommettere nella scalata, la Och Ziff e l’assistenza di Unicredit.

Il cambio della guardia. L’amministratore delegato Ettore Morace si è dimesso pochi minuti dopo il cambio di assetto societario. Il nuovo padrone dell’ex compagnia di Stato ha nominato un board tutto nuovo. Cambiano il presidente, Pietro Manunta, e l’amministratore delego Massimo Mura. Sardi, ma cosa più importante, fedelissimi di Onorato. Per l’armatore campano una dolce rivincita. Dopo che nel 2012 era già convinto di avere il controllo della società con il 40 per cento delle quote. Ma gli altri soci di fatto lo avevano messo in minoranza. Da qui la scelta di passare al controllo del 100% della compagnia.

 

La protesta. La notizia arriva senza pathos, ma in un attimo scatena la contestazione della politica. E nella protesta le bordate arrivano da maggioranza e opposizione. E in questo clima di allarme per il rischio monopolio Onorato dovrà convincere tutti che l’unico padrone delle due principali compagnie di navigazione nello stesso tempo farà azione di sinergia e concorrenza per abbattere i costi e mantenere basse le tariffe. Nelle sue casse arrivano i 72 milioni all’anno che la Tirrenia riceve dallo Stato per garantire la continuità territoriale.

Il ricorso all’antitrust. Lunedì la Regione ha dato il suo personale benvenuto all’acquisizione di Tirrenia da parte di Moby. L’assessore ai Trasporti Massimo Deiana ha presentato un esposto all’Antitrust in cui mette in evidenza il rischio monopolio. Seguito da un messaggio su Facebook del governatore Francesco Pigliaru che non nascondeva la sua preoccupazione.

La rivolta. E un minuto dopo la firma sono arrivate altre dichiarazioni di fuoco. «Abbiamo più volte avvisato la giunta del rischio monopolio – dice il consigliere regionale dei Riformatori Luigi Crisponi –. Ora quel rischio di concentrazione nelle mani di un unico operatore marittimo del diritto alla mobilità dei sardi e del futuro del turismo sardo è diventato triste realtà con la complicità di una giunta». ù

Dura anche Alessandra Zedda (Fi) «Un anno fa il Consiglio regionale ha discusso una mozione di Forza Italia e approvato un ordine del giorno che impegnava la Giunta a contrastare in ogni sede l’ipotesi monopolio e a combattere il fenomeno del caro traghetti. Spiace che soltanto ora, forse tardivamente, la Giunta regionale si svegli dal suo torpore e prenda carta e penna per scrivere all’Antitrust». Irs non nasconde la sua paura.

«Siamo all’addio alla libera concorrenza, ai diritti dei consumatori a tariffe sostenibili, alla pianificazione turistica e alle politiche commerciali sulle merci. È un ulteriore e scippo alla Sardegna della sua già quasi inesistente sovranità sui trasporti. Bene ha fatto Deiana a presentare un esposto all’Antitrust».

Ancora più drastico il consigliere della Base Efisio Arbau. «Va bene il ricorso all’Antitrust, ma è ora di porre fine al governo campano dei nostri porti. La soluzione è semplice: dobbiamo interrompere la convenzione con Tirrenia». Critico anche Antonio Satta, Upc. «Onorato ha fatto il suo mestiere di imprenditore. Chi non ha controllato è stato il governo centrale che non ha favorito una vera concorrenza nel settore. La Regione ha risposto come ha potuto e con forze limitate. Ora quello che importa è che ci siano tariffe adeguate e collegamenti efficienti».

Fuori dal coro. Non nasconde la sua soddisfazione il deputato Settimo Nizzi (Fi). «Io sono contento. Ancora una volta la politica si vuole occupare di operazioni economiche tra privati. Noi dobbiamo solo chiedere che l’imprenditore faccia il servizio nel modo migliore possibile. La Regione deve dialogare e non pensare a ricorsi. Solo così si possono portare a casa risultati. Tariffe più basse e un maggior numero di collegamenti».

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