La sorella Elena: parlavano il nostro dialetto
Il dialetto talvolta è in grado di fornire coordinate geografiche più precise di un gps. «Erano di Benetutti i rapinatori – insiste Elenedda Zarra – parlavano come noi». Anche pochi chilometri di...
29 giugno 2015
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Il dialetto talvolta è in grado di fornire coordinate geografiche più precise di un gps. «Erano di Benetutti i rapinatori – insiste Elenedda Zarra – parlavano come noi». Anche pochi chilometri di distanza possono voler significare una impercettibile sfumatura di linguaggio. «Ci minacciavano – prosegue la sorella di Pedru Maria –: Dami su inari, inu este su inari, dammi il denaro, dove è il denaro». Un esempio: se fossero stati di Nule, cioè 5 chilometri più a nord, forse avrebbero usato un’espressione diversa: «U veste su inari, dov’è il denaro».
Che i malviventi avessero molta familiarità con i luoghi è in ogni caso fuor di dubbio. Non ci si arriva per caso in una viuzza come via Margherita di Savoia: non la conosce neanche il Tom Tom, la ignora lo stesso Google Maps. E non si sceglie per pura coincidenza l’abitazione numero 13, con tre inquilini anziani e incapaci di difendersi. E anche il percorso alternativo per fare irruzione nella casa la dice lunga: i banditi hanno prima scavalcato il giardino di un edificio disabitato, poi sono saltati sopra un altro muretto, sono entrati nel cortile interno dei Zarra, per poi rompere la porta finestra che dà sul retro della casa.
Tutto lontano dalla pubblica via, alle 3 del mattino, al riparo da occhi e da orecchie indiscrete.
Per un soffio un’anziana vicina, la cui finestra si affaccia proprio su quel cortile, non ha percepito lo schianto dei vetri infranti.
Si era svegliata alle tre per prendere una medicina.
Ma non ha sentito né rumori e né urla. Perciò ha spento di nuovo la luce e ha continuato a dormire. (lu.so.)
