La Nuova Sardegna

Colpevole: 11 anni per Francesca Sanna

di Nadia Cossu
Colpevole: 11 anni per Francesca Sanna

La donna faceva parte della banda che ha rapito l’allevatore di Bonorva nel 2006 e lo ha tenuto in ostaggio per otto mesi

24 giugno 2015
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SASSARI. Secondo il gup di Cagliari Giovanni Massidda, l’imputata Francesca Sanna ebbe un ruolo cruciale nell’organizzazione e nella riuscita del sequestro dell’allevatore di Bonorva Titti Pinna e per questo l’ha condannata ieri mattina a undici anni e quattro mesi di reclusione. Una sentenza pesante se si considera che il pm della Dda Gilberto Ganassi – dopo tre ore di requisitoria – lo scorso 10 febbraio aveva chiesto una condanna a 18 anni che diventavano 12 per via dei benefici previsti dal rito abbreviato.

La Sanna, 54 anni, di Macomer, è l’unica donna della banda finita a processo (bis) per il sequestro di Titti Pinna. Il procuratore aggiunto Ganassi – pur non indicando un ruolo primario di Francesca Sanna nel rapimento – le ha però fin dal primo momento attribuito una parte importante nella sua pianificazione, tanto da considerarla come «organica alla banda» che il 19 settembre del 2006 ha sequestrato e tenuto prigioniero per quasi otto mesi l’allevatore bonorvese.

L’imputata, che all’epoca era dipendente di un’azienda di pulizie, era stata intercettata e seguita nei suoi movimenti, la sera del 26 settembre 2006, al passaggio a livello di Mulargia. Era presente, per Ganassi, alla fase dell’incontro dei banditi con padre Pinuccio Solinas, il frate francescano che si era proposto per favorire i contatti tra i familiari del rapito e i sequestratori. Secondo l’accusa la Sanna era lì «per presidiare il luogo dell’appuntamento, in modo che i rapitori non corressero il rischio di essere intercettati dalle forze di polizia che stavano controllando la zona», ma anche per recuperarli e trasportarli a bordo della sua Renault Clio una volta avvenuto l’incontro con il religioso. A Francesca Sanna, assistita dagli avvocati Rosaria Manconi e Antonello Spada, era stata anche contestato il fatto di essere stata a conoscenza del piano per l’esecuzione del sequestro di Titti Pinna, mantenendo i contatti con Salvatore Atzas, il custode dell’ostaggio nell’ovile di Sedilo, già condannato in via definitiva a 30 anni di carcere.

Ma non solo: l’imputata, sempre stando alla tesi dell’accusa, avrebbe anche fatto da tramite tra una parte della banda e Giovanni Maria «Mimmiu» Manca, imputato insieme ad Antonio Faedda nel processo che si sta celebrando in corte d’assise a Sassari.

A questo proposito le lunghe udienze del processo bis che si sta celebrando nel palazzo di giustizia di via Roma vanno avanti. Nell’ultima, venerdì scorso, è stata chiamata a testimoniare in aula Maria, sorella di Titti Pinna. Citata come testimone dagli avvocati Salvatore Asole e Gianmarco Mura, difensori degli imputati Giovanni Maria «Mimmiu» Manca e Antonio Faedda, ha raccontato i momenti precedenti ma anche quelli successivi al sequestro. E nella prossima udienza, fissata per il 2 luglio, in aula torneranno anche Salvatore Atzas e Natalino Barranca, quest’ultimo proprio di recente è stato definitivamente assolto dall’accusa di essere stato uno dei carcerieri di Titti Pinna nell’ovile di Sedilo. I due sono inseriti nella lista dei testimoni presentata dai difensori insieme a uno zio dell’allevatore di Bonorva, Angelino Sanna, che si adoperò con consigli alla famiglia per cercare di favorire la liberazione dell’ostaggio.

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