La Nuova Sardegna

Grillo espelle le dissidenti di Assemini

Mauro Lissia
Grillo espelle le dissidenti di Assemini

Hanno denunciato il sindaco Puddu alla Procura, per il leader sono colpevoli di aver violato i princìpi del Movimento

22 giugno 2015
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CAGLIARI. Espulse, fuori dal Movimento Cinque stelle perché hanno denunciato alla Procura della Repubblica il sindaco Mario Puddu. Dopo la sospensione del 6 maggio, comunicata via mail, la decisione dello staff di Beppe Grillo era nell’aria ed è diventata realtà venerdì scorso. Le ragioni espresse da Irene Piras, Rita Piano e Stefania Frau non sono bastate a ricucire lo strappo.

Non si tratta di linea politica: le tre consigliere comunali hanno esposto alla magistratura una situazione che - sostengono - non è accettabile sotto il profilo della legalità, perché malgrado le proteste pubbliche delle oppositrici il sindaco ha continuato a tenere in piedi una sorta di governo-ombra del Comune, con un avvocato ex del Pd che - riferiscono le tre consigliere dissidenti - fa il bello e il cattivo tempo negli uffici del municipio, con la sua collaboratrice di studio sulla poltrona di vicesindaco e sospetti, ampiamente documentati nella denuncia, di conflitto d’interessi. Puddu ha sempre negato: solo contribuiti gratuiti, richiesti per mandare avanti la macchina amministrativa.

Sarà il pm Marco Cocco, titolare dell’inchiesta giudiziaria aperta un mese fa, ad accertare ogni aspetto di una vicenda che ora, con l’espulsione di chi denuncia a vantaggio di chi è denunciato, sembra sfociare nel paradosso. Ecco la comunicazione inviata alle tre consigliere: «Le scriviamo in nome e per conto di Beppe Grillo con riguardo all'email inviatale il 6 maggio 2015, con la quale le era stato contestato di aver violato in modo grave, reiterato e sostanziale gli obblighi assunti all'atto di accettazione della candidatura e i principi fondamentali di comportamento degli eletti del M5s, boicottando sistematicamente l'attività politico istituzionale del sindaco, della giunta e del gruppo consiliare del M5s, diffamando reiteratamente il sindaco, i membri della giunta ed il consiglio comunale, e svolgendo in modo continuativo, in qualità di consiglieri eletti del M5s, attività propagandistica contro altri consiglieri comunali eletti nella lista civica del M5S, in difetto di espressa autorizzazione. Tali violazioni, ciascuna delle quali costituisce per sé motivo autonomo di espulsione dal M5S, sono peraltro aggravate in relazione al clamore suscitato dai predetti comportamenti e ai danni all'immagine del M5S che ne sono derivati o che ne potrebbero derivare».

Si conclude la nota: «Non avendo ricevuto controdeduzioni nel merito atte a rivalutare la sua posizione, si conclude il procedimento avviato disponendo la sua espulsione dal M5s». Ci sono ora dieci giorni per ricorrere alla commissione d’appello, ma per ora le tre consigliere si limitano a una nota di replica molto asciutta: «Mai le scriventi hanno violato gli obblighi del loro mandato elettorale e ancor meno i principi del movimento, i tempi della sospensione prima e dell’espulsione poi, ben delineano le priorità dello staff, risultando funzionali alle recenti elezioni amministrative e annullando l'impegno profuso dai portavoce. Ricordiamo che il mandato del consigliere comunale è un mandato di controllo e vigilanza e che appare gravissimo alla legge italiana che un sindaco ne vieti l'esercizio. Ancor più grave - prosegue la nota - appare che il veto venga avallato da chi ci ha onorate di portare il proprio simbolo in consiglio comunale. Ribadendo che quando entra in gioco la magistratura, la politica dovrebbe tacere, manteniamo fermo il nostro impegno politico nei confronti dei cittadini».

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