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corruzione

Appalti sporchi: sistema ko, c’è chi collabora

di Enrico Carta
Appalti sporchi: sistema ko, c’è chi collabora

La "Squadra" si sfalda, alcuni professionisti scelgono di rispondere ai giudici

01 maggio 2015
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ORISTANO. La Squadra non è più compatta. Le maglie si allargano e, di fronte ai provvedimenti della magistratura, c’è anche chi sceglie la strada della collaborazione o comunque di affrontare gli interrogatori per chiarire la propria posizione e iniziare a piazzare dei “distinguo” nell’ambito dell’inchiesta che ha portato in carcere o ai domiciliari sindaci, vice sindaci, tecnici comunali e liberi professionisti.

La Squadra si sfalda. Il gruppo che appare solidissimo e affiatato nelle intercettazioni, ora sembra somigliare alle ali di cera di Icaro. Quelle si scioglievano con l’avvicinarsi al sole, la Squadra sembra sfaldarsi di fronte alle prime difficoltà e le sicurezze mostrate nelle conversazioni telefoniche sembrano svanire. Dopo il silenzio assoluto di due giorni fa, quando durante i primi interrogatori di garanzia c’era stata la scelta di avvalersi della facoltà di non rispondere, ieri alcuni indagati hanno optato per una strategia opposta: rispondere alle domande del giudice per le indagini preliminari, Annie Cecile Pinello.

Qualcuno parla. In tribunale a Oristano ieri mattina erano previsti gli interrogatori di garanzia per sette delle tante persone finite agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta che ha smascherato un presunto giro di appalti pilotati, di scambi di favori attraverso finanziamenti e lavori pubblici e l’affidamento di incarichi di progettazione. A differenza di quanto avvenuto per gli interrogatori in carcere, stavolta non è stata una pura formalità, perché qualcuno ha preferito le risposte al silenzio assoluto. E così il tutto è durato sino al tardo pomeriggio di ieri.

 

Chi ha risposto. Sono tre gli indagati che ieri hanno scelto di sottoporsi all’interrogatorio del giudice Annie Cecile Pinello e a questi ha assistito anche il pubblico ministero Armando Mammone, il quale però non può sottoporre domande agli indagati in questa fase procedurale. Lunghissimo è stato l’esame dell’ingegnere Davide Atzeni, cagliaritano di 35 anni e responsabile del Servizio tecnico comunale di Villasalto, il cui sindaco Leonardo Usai è ai domiciliari, mentre il vicesindaco Francesco Cotza, brigadiere capo in servizio al Comando di Cagliari, è in carcere. Ebbene, il responsabile dell’Ufficio tecnico, assistito dagli avvocati Antonello Garau e Piero Aroni, ha respinto ogni accusa, ha spiegato ogni dettaglio degli appalti per i quali è stato chiamato in causa. Ha soprattutto evidenziato che non c’è un solo contatto telefonico tra lui e gli uomini della Squadra e che il suo nome viene tirato in ballo solamente da altre persone che a lui si riferiscono. Era invece inevitabile che avesse contatti telefonici con sindaco e vice sindaco per ovvii motivi di lavoro. Dopo un così lungo interrogatorio, gli avvocati hanno chiesto la revoca della misura cautelare alla quale non c’è stata l’opposizione del pubblico ministero.

Gli altri indagati ai domiciliari che hanno risposto all’interrogatorio sono il responsabile del Servizio tecnico del Comune di Calasetta, Giampaolo Fois, assistito dall’avvocato Carmelino Fenudi ma del cui colloquio col giudice non si conoscono molti dettagli. Anch’egli ha respinto le accuse, spiegato di non far parte di questa cupola che si sarebbe spartita progettazioni e appalti e di non aver avuto contatti diretti con chi effettivamente avrebbe ideato e consolidato il sistema delle spartizioni.

Più complesso l’interrogatorio del libero professionista Gianmaria Pintori, nuorese di 46 anni. Tre sono i capi d’accusa che gli vengono contestati e riguardano una direzione di lavori per la quale, tra l’altro, non ha mai ricevuto i 2.600 euro che gli sarebbero spettati; un invito a partecipare a una gara d’appalto arrivato da un’amministrazione pubblica alla quale però non prese parte; la terza contestazione riguarda invece una gara alla quale partecipò salvo essere poi esclusa la sua offerta per motivi formali. Spiegati questi aspetti, l’avvocato difensore Antonio Mereu ha chiesto la revoca della misura di custodia cautelare. L’avvocato ha poi sollevato una questione che riguarda l’intera inchiesta: la competenza territoriale non sarebbe del tribunale di Oristano, ma spetterebbe a quello di Cagliari, dove aveva sede uno dei due studi di progettazione coinvolti. È lì che l’associazione per delinquere sarebbe nata e lì avrebbe operato la cabina di regia di questa associazione.

Scena muta. Chi ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere sono invece il sindaco di Villasalto, Leonardo Usai, il professionista desulese Gianni Dino Fadda, la responsabile dell’Ufficio tecnico di Aritzo Sabrina Vacca e il professionista cagliaritano Andrea Murgia. Hanno scelto di prendere tempo per leggere in maniera più approfondita gli atti e l’ordinanza di custodia cautelare che, tra le altre disposizioni, prevede anche il divieto assoluto di contatti, non solo tra gli indagati, ma anche tra gli indagati e anche persone estranee all’inchiesta.

Nuove deposizioni. Intanto, il pubblico ministero Armando Mammone, gli uomini della Guardia di Finanza e i carabinieri hanno proseguito con il loro lavoro anche lontano dal tribunale. Non ci sono infatti solo gli indagati colpiti da misura cautelare che parlano e iniziano a spiegare. Altre persone, già iscritte sul registro degli indagati – in tutto sono una sessantina –, sono state interrogate separatamente dagli inquirenti. Qualcuno di questi, probabilmente perché messo di fronte all’evidenza delle intercettazioni, avrebbe iniziato a confermare quanto sostiene l’accusa. Evidentemente la Squadra, in mezzo alle difficoltà, si è dimostrata non troppo affiatata.
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