La Nuova Sardegna

Troppa tensione in Giunta slitta il via libera al riordino

di Umberto Aime
Troppa tensione in Giunta slitta il via libera al riordino

Manca la condivisione. L’esecutivo si riunirà il 29 dicembre per approvare la legge di riforma Restano ancora due nodi da risolvere: i confini degli enti e i costi per realizzare il nuovo assetto

24 dicembre 2014
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CAGLIARI. Alla fine i Comuni sono rimasti al palo. La Giunta regionale ha rinviato di cinque giorni, al 29 dicembre, il lasciapassare alla riforma degli Enti locali in Sardegna. Sarebbe stato solo uno stop tecnico, a rallentare il cammino del corposo disegno di legge presentato dall’assessore Cristiano Erriu, ma secondo alcune indiscrezioni il confronto fra gli assessori sarebbe stato serrato su almeno due punti. Il primo è stato su quali dovranno essere i confini dei futuri «ambiti territoriali strategici», destinati a prendere il posto delle Province ormai moribonde, e anche base fondamentale per il riordino del sistema sanitario, cioè la riduzione entro agosto delle Asl. La Regione non vuole far calare dall’alto, è questo sarebbe uno dei motivi del rinvio, l’«adesione di questo o quel Comune e soprattutto delle prossime Unioni fra i Comuni alle nuove macro aree amministrative». Nulla sarà imposto, ai Municipi, e in questi giorni qualche articolo della riforma potrebbe essere riscritto per garantire, senza che ci siano dubbi, «il massimo della partecipazione e della condivisione nelle scelte». Il secondo punto su cui la Giunta si è presa una pausa di riflessione natalizia è sui costi del riordino delle amministrazioni locali. Lo Stato continua a tagliare i trasferimenti agli Enti intermedi (sei miliardi e mezzo in meno a livello nazionale fino al 2017) ed è alto il rischio che alla fine a pagare il conto sia la Regione, che ha blindato ormai la Finanziaria del 2015. Fa paura, per essere molto spicci, un Governo che, abituato allo scaricabarile, potrebbe anche stavolta caricare sui bilanci delle Regioni i costi del personale e delle competenze finora a carico delle ex Province. La Giunta ha confermato che «i posti di lavoro saranno tutti garantiti», con il trasferimento del personale alle Unione o Associazioni dei Comuni, ma il tutto andrà fatto anche con uno sguardo attento alla calcolatrice per evitare sorprese. Più di un alleato del centrosinistra lo dice da tempo: «Meglio non fidarsi della Stato, che annuncia le riforme ma prima di farle svuota le casse degli Enti locali».

L’assessore. A parte questi due stop preliminari, la proposta Erriu, è stata «condivisa e apprezzata dalla Giunta». A confermarlo è l’assessore: «Abbiamo avviato il dibattito con una discussione approfondita e lunedì prossimo approveremo il disegno di legge». Sul problema dei confini delle macro aree Erriu preferisce non sbilanciarsi ancora: «È prematuro», per poi aggiungere che «prima del confronto con i Comuni sarebbe azzardato ipotizzare anche il numero degli ambiti territoriali». Mentre è certo che ci sarà un passaggio intermedio con il ritorno temporaneo alle vecchie Province di Sassari, Nuoro, Oristano e Cagliari, che prenderà però il nome di Sud Sardegna dopo essere stata alleggerita del peso amministrativo della Città metropolitana cagliaritana. Erriu non ha voluto commentare invece il rischio dello scaricabarile, anche se «bisognerà leggere con attenzione la Legge di stabilità nazionale per capire cosa il Governo taglia e taglierà nei trasferimenti alle ex Province ed evitare che la Regione si ritrovi col cerino in mano». Soprattutto perché, in questi giorni, è stato ancora Erriu a dire che «la nuova mappa delle competenze non taglierà neanche un servizio ai cittadini, mentre ci sarà invece una profonda riorganizzazione senza ridurre la qualità dell’offerta». Con un’ultima certezza: entro marzo la riforma dovrà comunque essere discussa e approvata dal Consiglio regionale.

I sindacati. Dopo essersi lamentati lunedì di una presentazione all’ultimo momento della riforma, 24 ore dopo sono uscite allo scoperto con un documento critico. I segretarie regionali della Funzione pubblica di Cgil, Cisl e Uil, Nino Cois, Davide Paderi e Fulvia Murru, hanno scritto tra l’altro: «Il disegno di legge presentato dalla Giunta va di sicuro migliorato». Prima di tutto, «dovranno essere rafforzate le tutele a favore del personale in transito da un ente all’altro, poi chiarito il futuro assetto istituzionale e organizzativo, con un quadro esatto delle risorse finanziarie a disposizione per far fronte agli annunciati tagli nazionali». La sintesi di questo passaggio è chiara: il giudizio a caldo è negativo. «La vertenza nazionale sul riordino degli enti intermedi – è scritto nel comunicato – è entrata come un ciclone nel confuso dibattito in Sardegna sulla riforma degli Enti locali e sull'assurdo effetto provocato nel tempo dal referendum con cui 2 anni e mezzo fa sono state abolite le Province regionali». Secondo Cgil, Cisl e Uil, la Regione non deve avere fretta: «Le scelte spettano alla Sardegna, seppure dentro la rigida cornice nazionale. Ma ci sono i margini per utilizzare al meglio la carta della specialità regionale senza dover subire riforme difficili e imposte da Roma». Per Cgil, Cisl e Uil, «dopo la fase transitoria che non sarà breve, il nuovo assetto dovrà nascere per forza dal basso e insieme alla riorganizzazione delle Aziende sanitarie». Non sono pensabili e neanche saranno accettate, aggiungono, «scelte verticistiche non condivise dai territori e dalle parti sociali». Le ultime righe del comunicato sono tutte incentrate sul personale: «Dalla Giunta – scrivono – ci aspettiamo maggiore chiarezza e trasparenza sui trasferimenti. Oggi invece, nella bozza, le garanzie fanno acqua da ogni parte».

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