La Nuova Sardegna

Esportazioni

Il piano di Legacoop: vendere alla Cina pecorino e cannonau

Alfredo Franchini

L’alimentare resta un settore cardine dell’economia sarda, il progetto presentato agli imprenditori

13 dicembre 2014
2 MINUTI DI LETTURA





CAGLIARI. Il progetto è ambizioso: aiutare un manipolo di cooperative del lattiero-caseario e del vitivinicolo ad esportare i propri prodotti in Cina. Un progetto a cui la Lega delle cooperative sta lavorando da sei mesi e che è stato presentato ieri in un seminario a cui sono intervenuti una ventina di imprenditori. Alla riunione delle aziende, (10 del settore lattiero caseario, 5 cantine, una della produzione ortofrutticola e due cooperative della pesca), con il direttore regionale di Legacoop, Daniele Caddeo, sono intervenuti l’assessore all’Agricoltura, Elisabetta Falchi, e il presidente della Fondazione Banco di Sardegna, Antonello Cabras.

La bilancia commerciale della Sardegna è in rosso profondo: l’isola importa di tutto ed esporta molto poco, se si esclude, ovviamente, il petrolio. Ma l’alimentare è un settore cardine della nostra economia: è il 19% del valore aggiunto dell’industria manifatturiera. Certo, per crescere, le aziende sarde devono diventare più competitive e puntare su internazionalizzazione e innovazione. Il progetto che Legacoop ha battezzato «un ponte sulla Cina» potrà servire anche ad agevolare quella che Daniele Caddeo definisce «una rivoluzione culturale per l’industria sarda». Come far sbarcare le nostre piccole aziende, spesso sottocapitalizzate in un mercato enorme come quello cinese? Legacoop collabora con «Two Lions», (già partner di un progetto nazionale sul settore alimentare), e questa società detiene un importante punto di promozione di prodotti italiani a Chengdu, quarta città della Cina con 14 milioni di abitanti, sede di 240 multinazionali fra le prime 500 del mondo. La «Two Lions» è una società cinese a capitale interamente italiano, ed è presente da otto anni a Chengdu.

Il seminario di ieri è servito agli imprenditori per capire quali sono le prospettive del consumo di prodotti italiani in Cina, e quali sono le barriere tariffarie. «A gennaio passeremo alla seconda fase del progetto», spiega Daniele Caddeo, «cercheremo di mettere insieme le aziende che vogliono esportare in Cina. Si tratta di lavorare per superare le chiusure e i campanilismi che spesso contraddistinguono noi sardi». Vincere le chiusure significa, ad esempio, utilizzare al massimo gli stabilimenti che oggi non lavorano a pieno regime; significa anche cercare di costituire i «Consorzi di tutela», (sul modello del Parmigiano Reggiano), che possano caratterizzare al meglio l’export dei principali prodotti: il pecorino romano e magari il vino Cannonau. L’assessore Falchi ha dato ampia disponibilità al confronto su questi temi. C’è da dire, poi, che la normativa italiana agevola le forme di collaborazione tra imprese di piccole e medie dimensioni: basterà volerlo.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
Stagione 2024

Turisti più attenti: è boom di prenotazioni anticipate

di Luigi Soriga
Le nostre iniziative