La Nuova Sardegna

Lunga lista d’inchieste sui residui tossici

Lunga lista d’inchieste sui residui tossici

Dai controlli sulle bonifiche alla Maddalena agli accertamenti per i veleni sepolti sotto la Carlo Felice

10 dicembre 2014
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SASSARI. Non è la prima volta negli ultimi anni che la magistratura sarda è costretta a occuparsi d’irregolarità nelle discariche e nelle procedure di smaltimento dei rifiuti all’interno dell’isola. Al di là delle indagini già avviate tra Thiesi e l’hinterland cagliaritano nell’autunno del 2013 - nel quadro dello stesso filone d’inchiesta che ha portato alla svolta delle ultime ore - in passato carabinieri, polizia e agenti della forestale regionale hanno spesso dovuto garantire controlli e accertamenti in altre zone della Sardegna.

Destinati all’eliminazione e al riciclaggio, esistono in Sardegna una ventina di siti, perlopiù pubblici o consortili. Nessuno di loro è autorizzato allo smaltimento né di materiali radioattivi né di sostanze altamente tossiche né di altri rifiuti classificati dalle norme come nocivi da altri punti di vista. Residui e scorie definiti semplicemente come "pericolosi" possono invece essere trattati nell'isola, in cinque discariche attrezzate a questo scopo. Nei differenti centri di accumulo, spesso vicino agli inceneritori, vanno a finire la spazzatura raccolta nelle città e nei paesi, le scorie di normali attività industriali, i resti “non pericolosi” di altre lavorazioni. I complessi di maggiori dimensioni si trovano nell'area di Porto Torres, vicino a Sassari e a Olbia, a Cagliari, a Elmas e a Serdiana, a Bolotana e a Macomer. Ma nessuno di questi centri è mai stato sfiorato da inchieste o messo sott’accusa.

Della rete sarda si era tuttavia parlato durante le indagini per le bonifiche alla Maddalena legate all'inchiesta per gli appalti sul G8 del 2009 (poi tenuto all'Aquila): emerse che la gran parte dei veleni era stata smaltita in Sardegna, e non altrove come inizialmente dichiarato dagli uomini della ex Protezione civile guidata da Bertolaso. Mentre detriti provenienti da miniere dismesse (intrisi di arsenico, mercurio e metalli pesanti) sono stati utilizzati per la base della costruzione delle carreggiate in alcuni tratti di rifacimento della Carlo Felice, tra Oristano e Cagliari. C'è stato poi, di recente, un diverso riferimento ad altri accertamenti giudiziari. Da quell'immenso vaso di Pandora costituito dalle intercettazioni legate all'inchiesta P3, nel 2011 era rispuntata la vecchia e controversa vicenda della discarica di Calancoi, a Sassari, stando agli atti dei processi emersi fin qui creata in parte su terreni che appartenevano ad Andrea Carboni, fratello di Flavio, l'affarista considerato dalla Procura di Roma uno dei primattori dell'associazione segreta. Ovvero l'uomo che ha attraversato tutti i misteri italiani. E proprio Flavio Carboni, al telefono con un presunto complice, descriveva quel sito come "una bomba ecologica" dove sarebbero state sepolte sostanze inquinanti. Lui stesso ne aveva poi riparlato anche in un’aula di tribunale, facendo riferimento a scorie provenienti da inceneritori. Ma da allora non si è più saputo nient’altro, almeno a livello ufficiale.

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