La Nuova Sardegna

Dissesto geologico, via al piano: da Roma 163 milioni per l’isola

di Pier Giorgio Pinna
Dissesto geologico, via al piano: da Roma 163 milioni per l’isola

Il governo vara i dettagli dei progetti destinati a prevenire gli effetti di nuove catastrofi Previste procedure più snelle per l’assegnazione dei lavori, favorite le piccole e medie aziende

04 dicembre 2014
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SASSARI. Finalmente qualcosa si muove. Per la prima volta da anni a Roma s'ipotizza un quadro d'interventi effettivi per la prevenzione dei pericoli legati al dissesto idrogeologico. Frane. Smottamenti. Cedimenti di suoli. Sino ad arrivare alle misure per evitare effetti apocalittici come nelle ultime alluvioni. Temi estremamente sentiti in Sardegna a poco più di un anno dal Ciclone Cleopatra: 19 morti, interi territori devastati, danni per 650 milioni. Ferite mai rimarginate e riaperte, 5-6 mesi fa, dai nubifragi che hanno colpito la Romangia e Santa Teresa di Gallura. Dal governo arriva un piano per complessivi 1,7 miliardi. I milioni destinati all'isola, nell'ambito di 68 provvedimenti già messi in cantiere, sono 163. Stanziamenti diversi, è bene precisare, dai 58 milioni del ministero dei Lavori pubblici che l'Anas sta utilizzando per ricostruire le strade e i ponti distrutti nella catastrofe del 18 novembre 2013.

Risorse al Meridione. La rosa di azioni in campo fa capo a un organismo specialistico: è la Struttura di missione, che nel quadro delle politiche governative opera proprio a questo scopo. Ma come sono stati raccolti finora i fondi? Dove saranno impiegati? E a che cosa sono destinati in concreto? Il tesoretto è stato costituito grazie al recupero di stanziamenti mai spesi e alla razionalizzazione di contromisure nazionali rimaste in larga misura sulla carta, almeno sino a oggi.

Gli schemi operativi. «Con questo fine sono stati rifinanziati progetti su scala regionale, piani del ministero dell'Ambiente pre-2009 e parti degli accordi di programma 2009-2010», informa dalla Struttura di missione Luca Spoletini. In totale, sull'intero territorio italiano, sono previste 1.063 azioni di contrasto del dissesto per 1.525 milioni complessivi. Mentre restano da venire affidati altri 92 interventi, pari a 147,5 milioni. La fetta più consistente degli investimenti - perché tutti concordano sul fatto che d'investimenti si debba parlare proprio per scongiurare la perdita di altre vite umane, oltre che disastri e spese maggiori - arriverà in Sardegna, Sicilia, Calabria e Campania. Alle quattro regioni è riservata circa la metà dell'intero monte disponibile: 814,3 milioni.

Le metodologie. C'è poi un altro aspetto non secondario. Nella programmazione delle misure per arginare il dissesto dei suoli si darà la precedenza a cantieri gestibili da aziende piccole e medie. L'assegnazione dei fondi andrà avanti infatti per quote di pochi milioni o addirittura sotto il milione di euro, come si capisce chiaramente dividendo l'ammontare di 163 milioni prefissato nel caso della Sardegna per i 68 interventi programmati.

Sviluppi. Non solo. «Attraverso le procedure appena varate con il decreto Sblocca-Italia sarà possibile accelerare i tempi grazie all'affidamento diretto delle opere», tiene a chiarire ancora Spoletini. Il quale puntualizza poi la tipologia delle misure programmate: «Costruzione di vasche di espansione, lavori per realizzare argini diversi da quelli naturali, “briglie” per contenere l'acqua e convogliare le ondate di piena, muri, micro-pali e altre opere di contenimento».

Oggi un vertice. Le prime indicazioni nello sviluppo degli interventi anti-dissesto saranno ulteriormente visualizzate oggi in un incontro tecnico a Palazzo Chigi. Alla riunione operativa, in rappresentanza della Regione, prendono parte i funzionari Piras e Serra della sezione che per conto dell'amministrazione sarda si occupano della situazione dei suoli. Già delineata comunque la mappa iniziale (per i particolari si può vedere la cartina in questa stessa pagina, ndr).

Conflitti e contrasti. Di recente il governo era stato al centro di pesanti attacchi. L'accusa della Regione e dei sindaci? Non aver mai fatto arrivare il mezzo miliardo di risorse statali promesse, lo stesso ancora adesso necessario per fronteggiare le conseguenze dei danni in Gallura, Nuorese e Oristanese a oltre un anno da Cleopatra. Va quindi ribadito che qui si parla invece di fondi suppletivi e ogni modo destinati non alla ricostruzione ma alla messa in sicurezza dei suoli.

I territori. Così toccati dalla svolta ambientalista di Palazzo Chigi su questo secondo problema sono oggi alcune delle zone dove con il passare degli anni la situazione si è fatta estremamente precaria o ha conosciuto un degrado allarmante. Il che, evidentemente, non esclude l’estensione verso le aree dell’isola sconvolte dai nubifragi del 2013 e del 2014. Si va dal nord-ovest alla Gallura per toccare poi diversi centri del Nuorese e dell'Ogliastra ed arrivare alla fine verso il Sarrabus, Cagliari e il Campidano. Un insieme di contromisure basate - spiegano in definitiva alla Struttura di missione - «sull'attività di monitoraggio svolta dall'Ispra, per conto del ministero dell'Ambiente, della tutela del territorio e del mare, sull'attuazione di piani e programmi d'interventi urgenti per la mitigazione del rischio idrogeologico». Insomma, un lavoro in divenire. Ma che consentirà da ora di fissare punti fermi nella prevenzione.

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