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Sergio Berlinguer nelle stanze del potere

Francesco Cossiga
Francesco Cossiga

“Ho visto uccidere la Prima Repubblica”. Il segretario generale di Cossiga svela i retroscena della politica italiana prima che il sistema venisse travolto dallo tsunami di Mani Pulite

23 novembre 2014
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SASSARI. Testimone privilegiato. Con questo ruolo che adesso gli ha consentito di scrivere un dettagliatissimo libro di memorie l’ambasciatore Sergio Berlinguer ha vissuto da protagonista avvenimenti chiave della recente storia italiana. Dai veleni lasciati dal delitto Moro agli effetti della caduta del muro di Berlino, dalle scelte per l’installazione degli Euromissili alle riforme istituzionali ventilate già una ventina d’anni fa. Ed è proprio grazie alla sua veste particolarissima che ha potuto essere presente agli sviluppi di decisioni che hanno determinato svolte politiche. Prima da consigliere diplomatico di tre premier: Cossiga, Forlani, Spadolini. E poi, tra il 1986 e il 1992, come segretario generale del Quirinale nel settennato dello stesso Francesco Cossiga.

Sulla scia di ricordi, documenti e appunti il diplomatico sassarese ha così dato vita a un saggio dal titolo emblematico: “Ho visto uccidere la Prima Repubblica” (341 pagine, Edizioni Delfino). Nella prefazione il giornalista Stefano Folli lo considera «un contributo offerto agli italiani di oggi per capire gli italiani di ieri». Un’opera nella quale, osserva l’ex direttore del Corriere della Sera, «il filo del racconto si dipana con chiarezza e pragmatismo». E questo anche «perché l’autore “era sempre nelle stanze che contano e non si è tirato indietro quando c’era da tessere la tela del confronto». Allora c’era il problema di entrare nell’Europa di Maastricht . Ora, come conclude Folli, la questione è restare a Bruxelles con credibilità. Ma soprattutto affrontare «l'affermazione non retorica di una nuova classe dirigente».

Temi che, partendo da 30-35 anni fa, s’intrecciano col presente. Una realtà, quella attuale, in qualche misura condizionata da scenari del passato. Come l’offensiva dei magistrati di Mani Pulite contro la corruzione, la caduta di Bettino Craxi e di tutti i leader dell’epoca, con il vecchio ceto governativo spazzato via, e la fine del Pci, il più importante partito comunista del blocco occidentale. Senza dimenticare l’ascesa di Berlusconi e l’affermarsi di altri protagonisti. Questioni che si calano nel più ampio quadro internazionale. Per far comprendere meglio il quale l’ambasciatore non esita a pubblicare lettere inedite di capi di Stato e scambi epistolari che mettono a nudo passaggi decisivi negli snodi istituzionali di quegli anni.

Fratello di Luigi e cugino di Enrico Berlinguer, segretario comunista col quale il democristiano Cossiga continuava ad avere frequentazioni non sporadiche, divenute determinanti nel momento della crisi con l’Urss per gli Euromissili, Sergio Berlinguer non ha cessato l’attività diplomatica con l’ esperienza al Quirinale. Tra il 1994 e il 1995, come tecnico, è stato ministro per gli italiani nel mondo nel primo governo Berlusconi. Mentre in precedenza, nel 1992, era stato nominato consigliere di Stato. Ed è proprio alla luce del lunghissimo lavoro cominciato nel 1959 che oggi, a ottant’anni, l’ambasciatore può permettersi nel suo saggio di sollevare il velo su qualche segreto accuratamente celato. E di rivelare tanti retroscena utili per capire la caduta della Prima Repubblica.

La presentazione. “Ho visto uccidere la Prima Repubblica”, il libro di Sergio Berlinguer edito da Delfino, sarà presentato domani a Sassari a partire dalle 18 nella sede della Nuova Sardegna (Predda Niedda Strada 31) dal giornalista Pasquale Chessa. Coordinerà Pier Giorgio Pinna. Sarà presente l’autore. Giovedì prossimo, invece, il volume sarà presentato a Cagliari, sempre a partire dalle 18, nell’aula magna del Rettorato. Del libro insieme con Sergio Berlinguer parlerà lo scrittore Paolo Fadda. Coordinerà Giancarlo Ghirra. In entrambe le date, l’ingresso è libero. Molte le verità che nel libro vengono rivelate per la prima volta, grazie al supporto di documenti raccolti dall’autore in oltre trent’anni di frequentazione delle stanze del potere.

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