La Nuova Sardegna

Esuberi in cammino, Siniscola li abbraccia

di Kety Sanna
Esuberi in cammino, Siniscola li abbraccia

Partiti da Olbia: prima tappa dei dipendenti Meridiana con operai e minatori Il sindaco Celentano: «Le vostre rivendicazioni sono quelle di tutta l’isola»

15 novembre 2014
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INVIATA A SINISCOLA. “Tutti uniti nella lotta la Sardegna non si tocca”. La marcia “Unica” dei lavoratori di Meridiana, partita da Olbia a metà mattinata e giunta a Siniscola alle 13, inizia proprio con l'abbraccio tra i lavoratori senza più un lavoro e prosegue con lo slogan che accompagnerà questa nuova protesta che ieri ha fatto tappa nella cittadina baroniese.

Il quartier generale è la palestra del Centro giovanile parrocchiale dove gli operai della Ros Mary, dal 1° gennaio ufficialmente senza lavoro, che qualche giorno fa hanno deciso di portare la loro solidarietà ai dipendenti della compagnia aerea diventati esuberi dell’azienda e messi in mobilità, hanno allestito un vero e proprio campo dove ospitare i colleghi di questa battaglia per il lavoro che deve rappresentare tutta la Sardegna, in ogni suo settore. Stamane la protesta itinerante proseguirà a Nuoro e domani, dopo aver fatto tappa a Ottana per condividere il dolore degli operai della Polimeri si sposterà a Iglesias per poi, lunedì raggiungere Cagliari. «Una protesta senza sigle sindacali – ha sottolineato Marco Bardini di Meridiana – che vorrebbe rappresentare tutte le vertenze aperte di questa terra martoriata dalla disoccupazione e dall'isolamento. Un nuovo modello di protesta, senza filtri, organizzata da noi lavoratori che le nostre aziende vorrebbero far fuori dal ciclo produttivo. Perché avere 45 anni significa ormai essere vecchi e costare troppo. Perciò è meglio sostituirci con giovani che hanno la metà dei nostri anni e sono disposti a tutto».

Nel primo pomeriggio di ieri la palestra di via Verdi, a fianco alla chiesa del Rosario, è diventata campo di calcio per i piccoli esuberi di Meridiana. Sono i figli dei lavoratori che hanno deciso di marciare fianco a fianco ai loro papà e mamme per sostenerli in questo difficile momento. Alle 16 l’arrivo dei minatori di Lula porta tutti all'esterno. Sorrisi, abbracci e ancora cori di protesta contro chi ha negato loro il diritto al lavoro e alla sacrosanta serenità. È un’unione di forze e colori. Al blu e al rosso delle maglie di Meridiana e Ros Mary si aggiungono il bianco e il giallo dei caschi dei dipendenti Igea.

Ci si sposta nel salone per il confronto con i sindaci del territorio. Apre l’incontro il primo cittadino di Siniscola, Rocco Celentano che parte sottolineando l'importanza dell'iniziativa. «Non potevamo che condividere una manifestazione come questa perché – ha detto – le rivendicazioni di Meridiana sono quelle di tutta la Sardegna. Senza i trasporti ci sarebbe una riduzione delle possibilità di crescita del territorio e siamo contenti di aver dato un impulso a questa marcia che ha come obiettivo quello di riuscire ad aprire un tavolo di confronto con il ministero delle Attività produttive. Qui c’è in gioco il futuro della nostra terra». Parole condivise da applausi e sguardi incoraggianti di chi, in questi ultimi tempi, si è sentito solo e abbandonato.

«Viviamo in un’isola di un milione e 600mila abitanti che dovrebbe essere felice viste le incredibili risorse – ha esordito Bardini davanti ai sindaci di Orune, Posada, Lodè, Torpè, Lula –, invece siamo gli ultimi degli ultimi, i più poveri dei più poveri e questo perché da noi manca una vera classe dirigente. La nostra classe politica ci avrebbe dovuto mettere nelle condizioni di essere ricchi invece qui il 53% dei giovani dai 16 ai 25 anni sono disoccupati. Ed è così che questa nostra terra – ha detto ancora – continuerà a perdere le eccellenze. Perciò dobbiamo mobilitarci e chiedere alla nostra classe dirigente di dimettersi se non è in grado di fare ciò che aveva promesso. Altrimenti continueremo ad assistere a questa carneficina sociale senza poter fare nulla. La Regione si deve fare portavoce del dolore di tutti noi e aiutarci a rimpossessarci del nostro futuro».

«I problemi della Sardegna sono i problemi di tutti – ha aggiunto il sindaco di Orune e presidente dell’Unione dei Comuni, Michele Deserra – Sarebbe bene che tutti i sindaci sardi scendessimo a Cagliari per protestare e chiedere risposte concrete a chi sta al di sopra di noi. Dovremmo portare le fasce tricolori e minacciare le dimissioni qualora non si muovesse nulla. Occorre svegliare le coscienze di tutti e continuare con la lotta».

La prima giornata della marcia Unica si conclude in chiesa con la messa celebrata da don Orunesu che nell’esprimere totale vicinanza ai lavoratori dice: «Se manca il lavoro è ferita la dignità umana». Anche oggi per i lavoratori di Olbia, Siniscola e Lula, ai quali si spera se ne aggiungano altri, sarà un altro giorno di passione.

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