La Nuova Sardegna

ambiente

La Sardegna è la terra della biodiversità

di Antonio Canu
La Sardegna è la terra della biodiversità

Nell’isola vivono molte specie uniche nell’intero pianeta

13 novembre 2014
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Classificare una nuova specie vivente è sempre un successo per la scienza e la conoscenza in generale. Un ulteriore tassello che va al suo posto in quel mosaico straordinario e irripetibile che è la biodiversità. Ecco perché il ragno dei nuraghi, recentemente scoperto a Porto Conte ad Alghero, ha un valore universale e non solo locale. Nonostante le tante scoperte e il grande lavoro di archivio, c’è ancora molto a cui dare un nome sul nostro pianeta. Anche se non è raro che al giorno d’oggi, si scoprano perfino nuovi mammiferi o uccelli o rane, il mosaico ha ancora immensi vuoti. Si calcola che a fronte dei quasi due milioni di specie conosciute, ce ne siano ancora dai 4 ai 100 milioni da catalogare, anche se recenti stime ne ipotizzano tra i 5 e i 10 milioni. Tra queste ignote creature, il grosso spetta agli Invertebrati e alle forme diciamo meno strutturate. Mentre tra gli ambienti, l’universo meno conosciuto è quello degli abissi marini. Il ragno dei nuraghi è uno dei 55 ragni endemici dell’isola, di quelli chiamati botola, perché invece di catture le prede tessendo la tela, scavano una galleria chiusa da un tappo di terra e ragnatela: la botola appunto. Al suo interno vive la femmina, per tutta la vita.

La Sardegna è per sua natura e storia, ricca di endemismi. Sono 365 le piante vascolari endemiche su 3000 specie presenti nell’isola, di cui ben 183 endemiche esclusive. Anche tra gli animali vertebrati ci sono specie e sottospecie endemiche, senza contare gli invertebrati. Nell’insieme rappresentano un patrimonio unico, diciamo identitario. Se il neo battezzato ragno dei nuraghe sembra passarsela bene, ci sono altre specie animali e specie vegetali tipiche dell’isola che stando agli studi e alla Liste Rosse delle specie a rischio, bene non stanno. Anzi. I motivi sono vari.

Prendiamo le piante. La distribuzione spesso puntiforme di molte di esse è quasi una scommessa per il loro futuro. Basta infatti distruggere il sito di presenza e l’estinzione è dietro l’angolo. L’astragalo marittimo, una bella pianta con fiori dalla corolla rosa-violacea, vive soltanto in un’isola del Sulcis. Il fiordaliso di Coros, è noto unicamente per una popolazione che vive su terreni rocciosi non lontano da Sassari. L’aquilegia nuragica, vive esclusivamente in una gola interna tra Urzulei e Orgosolo. Di questa bella pianta, sopravvivono pochi esemplari, una manciata, anch’essi a rischio soprattutto per colpa del prelievo da parte dei collezionisti. Lo stesso vale per l’aquilegia di Barbagia, tra l’altro segnalata spesso, come l’altra, nelle guide turistiche, con evitabili descrizioni puntuali dei siti di presenza. Anche il bel ribes sardo, piccolo arbusto dalle bacche rosse, vive in un ridotto areale del Supramonte. Molte specie sono tipiche di ambienti delicati, sotto continua pressione. La buglossa sarda, della famiglia delle borragini e dai fiori con corolla azzurro-candida, vive con pochi esemplari vicino Alghero. Anche la codolina di Sardegna, un erba a cespo è nota per sole due località delle dune. O il bel garofan. o di Moris, che vive soltanto nelle coste dell’Iglesiente.

In quanto alla fauna, le due specie endemiche considerate particolarmente a rischio, sono il tritone sardo e l’orecchione sardo. Il tritone sardo ha una distribuzione molto frammentata, all’interno di un’area di meno di 500 km quadrati, tra il Monte Limbara a nord e la catena dei Sette Fratelli a sud. Soffre l’inquinamento dei corsi e dei corpi d’acqua dove vive, la predazione da parte delle trote, introdotte per la pesca, la siccità o il prelievo dell’acqua, il turismo. E’ considerato l’anfibio più raro d’Europa o comunque tra i primi più a rischio. L’orecchione sardo, scoperto nel 2002, è invece l’unico pipistrello esclusivo dell’Italia e vive soltanto nel Supramonte di Oliena e Baunei, nelle aree forestali del Gennargentu e nell’area del lago Omodeo. La specie è particolarmente minacciata dalla rarefazione dei rifugi dove si ripara e dalla frammentazione delle aree forestali che frequenta per la caccia. Meno preoccupante la situazione dei quattro geotritoni esclusivi dell’isola, anche se restano specie a rischio. In questi giorni è stato presentato il “Libro rosso delle libellule italiane” e la Sardegna ospita varie specie ad areale più ampio considerate in pericolo. C’è una specie africana, Trithemis kirby, che di recente è stata segnalata soltanto nell’isola.

Esempi soltanto esempi, tra i vari riportati negli elenchi ufficiali. Per salvaguardare questo immenso patrimonio, serve intanto conoscerlo. Il lavoro straordinario dei ricercatori va supportato e incoraggiato. Poi occorrono misure di protezione attiva e progetti di conservazione sul campo. Le aree protette sono la via più veloce e sicura, anche se gli ostacoli e i tempi di istituzione sono imprevedibili. Ovviamente questo è un limite politico-culturale che va risolto prima possibile. Ecco allora che la sensibilizzazione, la prevenzione, il rispetto delle leggi, vanno alimentati in tutte le forme di comunicazione. La bellezza di un luogo è fatta da mille e più particolari; perdere pezzi significa lasciare vuoti per sempre nel grande mosaico della vita.

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