La Nuova Sardegna

Il bilancio 2015 è a rischio mancano 550 milioni

di Umberto Aime

La differenza tra entrate previste e spese ipotizzate non dà serenità alla giunta Il rischio per l’esecutivo di Pigliaru è di non avere risorse per fare investimenti

10 novembre 2014
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CAGLIARI. Il conto è ufficioso: nel 2015 sarebbe di 550 milioni la differenza fra entrate previste e spese ipotizzate. In questi ultimi mesi dell’anno, quei soldi la Regione deve trovarli per forza prima di mettere nero su bianco la prossima Finanziaria e soprattutto evitare pericolosi contraccolpi sul sociale con una spending review troppo rigida e severa. Il rischio è di dover tagliare più del previsto se vorrà avere ancora un margine minimo per gli investimenti, al netto delle spese obbligatorie, 2,5 miliardi compreso il funzionamento degli uffici regionali, della sanità, 3,3 miliardi e di altri costi vari, intorno ai 600 milioni.

La situazione. Tirate le somme e fatte alcune sottrazioni dai 6,7 miliardi previsti fra entrate dirette, trasferimenti dello Stato e risorse in arrivo dall’Unione Europea, il margine per gli investimenti potrebbe scendere al di sotto della soglia dei 400 milioni. Certo, la Giunta ha annunciato la possibilità di accendere mutui proprio per sostenere gli investimenti, leggi infrastrutture, ma la coperta sarebbe comunque molto corta.

Il rischio. I pericoli poi aumenterebbero se l’anno prossimo la Regione non riuscisse a ridurre, come vorrebbe, il peso sul bilancio di enti e società partecipate, cioè non riuscisse a razionalizzare i costi. Sarebbe persino peggio se sempre nel 2015, non ce la facesse a riportare vicino ai 3 miliardi il carico smisurato della sanità, è interamente a carico della Regione. Oggi il disavanzo è quasi di 400 milioni e nessuno vuole (sarebbe una sciagura) che si accenni alla possibilità dei ticket per ridurlo.

Le incognite. A rendere ancora più complicate le previsioni contabili, ci sono anche tre incognite. La prima: il rischio che la crisi continui a far danni e scateni, come accade da tempo, l’ennesimo effetto domino e devastante sul gettito fiscale. Se così fosse, finirebbero ancor più in caduta libera Ires, Irpef e Iva. Purtroppo l’incubo è reale: solo l’anno scorso – secondo la Ragioneria dello Stato – per la Sardegna il gettito si è già asciugato di 130 milioni. La seconda incognita è il pareggio di bilancio, esordirà l’anno prossimo, che esclude i vecchi vincoli del Patto di stabilità. La Regione potrà spendere tutto quello che incasserà, ma senza avere certezze sull’ammontare delle entrate aumenterebbe il rischio di una Finanziaria all’osso. La terza incognita: lo Stato. Oltre ai soliti accantonamenti per ridurre ogni anno il debito pubblico, la quota media per la Sardegna è di mezzo miliardo, e aver chiesto con l’ultima Finanziaria un ulteriore sacrificio di 97 milioni, potrebbe avere in mente qualcos’altro. Il governo Renzi è imprevedibile e molto dipenderà anche dalle pretese dell’Europa verso l’Italia.

Le contromisure. In una delle ultime sedute, i rischi sono stati discussi a fondo dalla giunta Pigliaru. I tempi per far quadre i conti sono sempre più stretti e per evitare l’esercizio provvisorio la Finanziaria dovrà essere votata dal Consiglio entro metà gennaio. Escluse nuove tasse e addizionali varie, avrebbero un effetto mortale sulla già pericolante situazione socio-economica, la Regione sarebbe intenzionata ad accelerare la trattativa con lo Stato, è quella aperta con la Vertenza entrate bis. Ad esempio vorrebbe ottenere in fretta gli arretrati – dal 2010 a oggi – su Ires, giochi e riserve matematiche, intorno ai 600 milioni. E una volta riconosciuto questo diritto, poter inserire subito in bilancio la quota annuale, dai 100 ai 150 milioni. Un’altra contromossa, anche se molto più complicata, potrebbe essere chiedere che le riserve erariali, 230 milioni, appena restituite dallo Stato non siano vincolate solo a ridurre il debito commerciale della Regione, ma possano essere utilizzate anche per altro.

Stesso azzardo potrebbe essere tentato con la richiesta a Roma di ridurre gli accantonamenti, ma questa proposta è quasi impossibile che possa essere accolta dal Governo. A questo punto una soluzione potrebbe essere quella di ridiscutere l’accordo sul pareggio di bilancio, o comunque ottenere un passaggio meno rigido. Le Regioni ordinarie hanno ottenuto un atterraggio più morbido, è zeppo di clausole-salvezza, la Sardegna potrebbe sollecitare identica benevolenza.

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