La Nuova Sardegna

Abbanoa, la Finanza conferma le accuse

di Mauro Lissia
Abbanoa, la Finanza conferma le accuse

Venti milioni destinati dalla Regione alle opere idriche sono stati usati per le spese correnti. Proseguono gli interrogatori

05 novembre 2014
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CAGLIARI. Ballano ancora venti milioni di euro, che Abbanoa ha ricevuto dalla Regione per finanziare i lavori di opere idriche importanti e che invece sono finiti nelle spese correnti, gli stipendi e le altre uscite indispensabili per tenere in piedi la baracca, scossa da uno stato finanziario disastroso. Fino allo scorso anno erano - secondo i calcoli della Procura - circa 216 i milioni dirottati in violazione degli accordi con l’amministrazione che controlla la società concessionaria del servizio idrico, ma la maggior parte della somma è rientrata alla base grazie a un’ampia rivisitazione del bilancio. Stavolta i conti sono ufficiali perché fanno parte della relazione consegnata qualche giorno fa dal Nucleo di polizia tributaria all’ufficio del pubblico ministero Giangiacomo Pilia, titolare dell’inchiesta contro ignoti su ipotesi di peculato, malversazione, abuso d’ufficio e falso. È un lavoro molto articolato, circa ottanta pagine fitte di riferimenti documentali, grafici, tabelle che illustrano lo stato finanziario della società regionale più indebitata dell’isola, mettendo in luce una lunga sequenza di elementi critici che dovranno essere vagliati attentamente. Pilia aveva chiesto alle Fiamme Gialle di focalizzare l’attenzione su quelli che la Procura considera i possibili profili penali. L’uso improprio dei finanziamenti diretti alle infrastrutture - ammesso e spiegato anche pubblicamente dai vertici di Abbanoa - è fin dall’avvio uno degli elementi centrali dell’inchiesta giudiziaria, fino ad oggi ancora iscritta senza indagati. La relazione è ora all’esame del magistrato ed è stata consegnata in copia anche al consulente della Procura, Giuseppe Aste. Servirà ad integrare il rapporto finale, fermo da mesi nelle mani del professionista incaricato dal pm in attesa che arrivi alla conclusione l’ultimo giro di esami testimoniali, in corso da circa quattro settimane. Pilia ha sentito direttamente ingegneri e altri tecnici della società, progettisti, responsabili di cantieri chiamati in Procura a raccontare come funziona il meccanismo dei lavori all’interno di Abbanoa, il sistema delle gare, le scelte delle imprese. Doveva essere un passaggio rapido, volto a completare il quadro dell’indagine. Si è rivelata al contrario una fase piuttosto fruttuosa dal punto di vista della ricostruzione dei fatti. L’impressione è che una volta sospesa la procedura fallimentare, avviata dall’ufficio di Nuoro, la Procura cagliaritana abbia in mano conferme importanti su aspetti della gestione di Abbanoa rimasti finora in ombra. Quali è impossibile saperlo, la sola certezza è che l’ipotesi di archiviazione dell’indagine non è mai stata così remota. Le informazioni rassicuranti diffuse anche di recente dagli organi dirigenziali della società regionale non sembrano aver mutato di una virgola l’atteggiamento della Procura, che al di là delle dichiarazioni di facciata e dei conti sbandierati negli ultimi mesi intende scavare a fondo sulla gestione e sulle scelte operative fatte nel corso degli ultimi anni dai vertici di Abbanoa per capire come è stato possibile accumulare in otto anni un’indebitamento vicino al miliardo di euro, solo in minima parte riassorbito grazie alla generosa capitalizzazione concessa dalla Regione dopo la firma di un documento che obbliga da qui al 2025 la Sardegna a privatizzare il servizio idrico. Una scelta di taglio politico firmata dal governo Cappellacci che l’attuale amministrazione ha dovuto accettare per evitare il collasso di Abbanoa e le inevitabili conseguenze su un servizio essenziale per i cittadini sardi.

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