La Nuova Sardegna

Paulilatino

In 200 per l’addio all’ex allevatore ucciso

di Maria Antonietta Cossu
In 200 per l’addio all’ex allevatore ucciso

I funerali di Giovanni Casula. Il parroco: dramma per due famiglie, dell’assassino e della vittima

04 novembre 2014
2 MINUTI DI LETTURA





PAULILATINO. In paese Giovanni Casula era considerato schivo e riservato, con poche amicizie, ma ieri in tanti hanno voluto congedarsi con una preghiera dal compaesano ucciso e lanciare un segnale di vicinanza alla famiglia. Ai funerali celebrati nel pomeriggio hanno partecipato circa 200 persone. Dal pulpito sono risuonate parole di cordoglio per i parenti del pensionato «Vittima delle forze del male – ha detto il parroco don Giovanni Peddio durante l’omelia –. Così come vittima delle forze del male è stato chi l’ha ucciso». Senza fare mai riferimenti diretti agli autori del delitto, il sacerdote ha invocato un esame di coscienza preventivo, un percorso interiore che potrebbe dissuadere le persone dal commettere azioni terribili. Poi si è rivolto alla comunità ferita. «Ci sentiamo umiliati perché incapaci di fare prevenzione».

I familiari di Giovanni Casula hanno ascoltato. Vicino al feretro sedevano le sorelle Angela e Anna, da anni emigrata nel nord Italia, e i nipoti Francesco e Giuseppe. Presente una delegazione della giunta e del consiglio comunale e alcuni vecchi amministratori. Tra loro, l’ex sindaco e consigliere regionale Domenico Gallus, che al termine delle esequie ha dichiarato: «Fatti come questo ci fanno ripiombare nel passato, quando la comunità si domandava il perché di quegli avvenimenti. La risposta è che tutti noi dobbiamo sforzarci per fare in modo che non si ripetano». «Il nostro concittadino ha subito una violenza inaudita, inspiegabile» sono state le parole del sindaco Gianni Demartis.

«Troppa violenza, e non riusciamo a darci una spiegazione per questo accanimento» ha affermato ancora incredulo un signore al termine della funzione. Chi conosceva bene la vittima era ancora visibilmente turbato «Eravamo coetanei e amici – ha raccontato un pensionato chiedendo di restare anonimo –. Quando Giovanni è rientrato in paese avevamo riallacciato i rapporti e mi dispiace per quello che gli è successo. Non si può fare una cosa del genere». Prima e dopo il funerale la vita è ripresa a scorrere come al solito: saracinesche alzate, via vai di macchine e di pedoni, gruppi di anziani seduti nelle panchine della piazza centrale. Sull’uscio di quella casa ora disabitata è comparso un vaso di ciclamini rossi, un gesto di pietà in un luogo dove si è consumato l’orrore.

In Primo Piano
La lotta al tabacco

Un sardo su tre fuma e i divieti sono ancora blandi

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative