La Nuova Sardegna

Il rapporto

Lavoro: persi 43mila posti in Sardegna

Alfredo Franchini
Lavoro: persi 43mila posti in Sardegna

Lo Svimez denuncia divari sociali incolmabili nel settimo anno di recessione senza soste. Previsioni nere tra spopolamento, crisi industriali e scenari da dopoguerra

31 ottobre 2014
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CAGLIARI. Prima c’era una Sardegna al palo, ora la Svimez descrive un sistema che crolla. Il grido d’allarme lanciato dagli ultimi estremi difensori della questione meridionale riguarda l’economia, con l’aumento dei divari tra ricchi e poveri, ma anche il sociale: per la Sardegna, giunta al settimo anno di recessione, si prospetta il fantasma della desertificazione umana visto che, come nel 1918, ci sono stati più morti che nati.

Ma al di là delle cifre, davvero terribili, spaventano di più le previsioni fatte dall’associazione per lo sviluppo del Mezzogiorno perché, nello scenario più ottimistico, il Centronord può ripartire mentre il Mezzogiorno non solo resta al palo, ma arretra.

Lavoro e consumi. La Sardegna si sta «rinsecchendo». Dei 985mila posti di lavoro perduti in Italia negli ultimi sei anni, 43 mila sono stati persi in Sardegna nell’ultimo anno. La ricchezza complessiva dell’isola è scesa del 4,4% nel 2013 ed è la performance peggiore rispetto alla media del Mezzogiorno nel suo complesso (-3,5) e del Centronord (-1,4). La perdita dei posti di lavoro ha avuto le ovvie ripercussioni sui consumi delle famiglie meridionali, calati di quasi 13 punti percentuali. Una tendenza che dovrebbe proseguire purtroppo anche nel 2015 con un calo dei consumi dello 0,2%, e quindi, sia pure in perdita, si può sperare in un contenimento della tendenza al ribasso.

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