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Infascelli: «Voglio svelare il lato umano di Falcone e Borsellino»

Fabio Canessa
Massimo Popolizio, nei panni di Falcone, e Beppe Fiorello, in quelli di Borsellino
Massimo Popolizio, nei panni di Falcone, e Beppe Fiorello, in quelli di Borsellino

Viaggio sul set all'Asinara. Insieme con la regista parlano gli attori: Massimo Popolizio, Beppe Fiorello e Valeria Solarino

31 ottobre 2014
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SASSARI. Poco dopo la metà del tragitto che da Fornelli porta a Cala d'Oliva, il pulmino incrocia una donna che fa jogging. È Valeria Solarino, in quel momento non impegnata sul set, che corre lungo la strada che percorre l'isola. «È fantastico immersi in questa natura, so già che questo posto mi mancherà moltissimo» racconta poi l'attrice, da un mese all'Asinara per le riprese di "Mille volte addio". Insieme a lei ci sono anche Beppe Fiorello, Massimo Popolizio e Claudia Potenza che formano il resto del cast principale del nuovo film di Fiorella Infascelli: il racconto dei venticinque giorni che Giovanni Falcone e Paolo Borsellino passarono all’Asinara, dove furono trasferiti insieme alle loro famiglie nell’estate del 1985 per motivi di sicurezza e dove scrissero la maxi istruttoria per il grande processo alla mafia. Prodotto dalla Fandango e da Rai Cinema, sostenuto dalla Regione tramite la Sardegna Film Commission e dall'Ente Parco, il progetto conferma – a pochi mesi dalla fine delle riprese del film "La stoffa dei sogni" di Gianfranco Cabiddu – le potenzialità dell'isola come location per un certo di tipo di produzioni cinematografiche.

Fiorella Infascelli e l'Asinara. La regista torna sull'isola dove qualche anno fa aveva girato "Pugni chiusi", il documentario sulla protesta degli operai della Vinyls di Porto Torres auotoreclusi nel dismesso carcere dell'isola per protestare contro la chiusura della loro fabbrica. È in quel periodo che Infascelli scopre la casa rossa che aveva ospitato Falcone e Borsellino nel 1985: «Mi accompagnò una maestra, Silvia Sanna (autrice poi del libro "Cento giorni sull'isola del cassintegrati"), che stava con gli operai». Da lì l'interesse per questa storia, per il trasferimento forzato dei magistrati nell'isola e la voglia di raccontare quell'estate che passarono all'Asinara con le loro famiglie». «Cosa pensavano? Di cosa parlavano? Com'erano i rapporti all'interno di questo nucleo familiare allargato costretto dentro questa foresteria? Sono partita da queste domande – racconta la regista – e la sceneggiatura è stata tutta fatta sul buttare giù dal piedistallo Falcone e Borsellino, per raccontare il loro lato umano. È un film intimo, non eroico».

Giovanni Falcone. «Un uomo di temperamento, che spesso si arrabbiava anche, che viveva il fatto di essere qui non come il fatto di essere a riparo da un pericolo, ma con la paura che qualcuno potesse affossare il processo». Massimo Popolizio descrive così il carattere di Giovanni Falcone che è stato chiamato a interpretare, come già successo ad altri attori in passato: «Ma questo film non parla della vita di Falcone – sottolinea – è una sorta di interludio, raccontiamo la storia di quei giorni passati all'Asinara. E farlo nello stesso posto dove hanno vissuto è davvero un grande privilegio. Mi è capitato di recente anche nel film di Mario Martone su Giacomo Leopardi, dove ho girato nella biblioteca di Monaldo, che ho interpretato. Sono cose rare e preziose per un attore».

Paolo Borsellino. Ormai specializzato nell'interpretare personaggi realmente esistiti, Beppe Fiorello confessa di essere particolarmente emozionato nel raccontare questa storia e onorato di vestire i panni di Borsellino. «Sto cercando di non stereotiparlo – racconta l'attore siciliano – ma ho capito che questo rischio nelle mani di Fiorella Infascelli non lo correremo. La prima cosa che il pubblico non dovrà cercare è la somiglianza fisica. Ovviamente ci sono degli aspetti di cui non potevamo fare a meno, baffi per me e barba per Massimo. Punto. Per il resto è importante passi l’anima dei personaggi e il perché loro hanno così scientificamente donato la vita per noi, perché di questo si tratta».

Uomini che hanno pagato con la vita il loro coraggio. E su questo Fiorello non nasconde la sua rabbia: «Tutti quelli che questo Paese volevano migliorarlo, li abbiamo ammazzati. E dico abbiamo perché dobbiamo parlare al plurale, assumerci le responsabilità nei confronti di queste persone che non abbiamo saputo proteggere». Doveroso oggi mantenere sempre vivo il ricordo dei due magistrati. La forza del linguaggio cinematografico può senz'altro aiutare, ma su questo punto Fiorello avanza una proposta didattica a più ampio raggio: «Questa foresteria è un museo civile straordinario. Dovrebbero venire continuamente delle scolaresche e i professori fare delle lezioni di educazione civica sul posto. L'Asinara deve puntare a essere famosa per questo, non per il carcere».

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Le famiglie dei magistrati. Quando vengono presi e "deportati" sull'Asinara, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino non sono soli. Insieme con loro vengono trasferiti precipitosamente nell'isola anche Francesca Morvillo, la compagna di Giovanni, e sua madre Lina. E poi Agnese, moglie di Paolo, con i figli Manfredi, Lucia e Fiammetta. L'attenzione della regista si concentra anche su di loro. «È un film abbastanza corale», evidenzia Elisabetta Piccolomini che interpreta la madre di Francesca Morvillo.

A dare corpo alla compagna di Giovanni Falcone (nell'estate del 1985 non erano ancora sposati) è Valeria Solarino: «Una donna che doveva essere molto forte – sottolinea l'attrice, qualche anno con il film "Ruggine" ospite del festival dell'Asinara – Veniva da una famiglia di magistrati, era giudice al tribunale dei minori, aveva scelto di vivere accanto a un uomo perennemente sotto scorta, che dormiva con la pistola sotto il cucino. Ho cercato, seguendo le direttive della regista, di far emergere questa forza, che dall'interpretazione venisse fuori un personaggio, non semplicemente la compagna di Falcone».

Una forza che caratterizzava anche la moglie di Borsellino che nel film è interpretata da Claudia Potenza: «Il carisma, ma anche il senso dell'ironia sono le prime cose da cui sono partita – racconta l'attrice – Mi ha aiutata molto leggere il suo libro, ma anche i preziosi consigli di Fiorella Infascelli che l'ha conosciuta. E poi girare nel posto dove hanno realmente vissuto è davvero un privilegio. Un effetto pazzesco venire qui, mettere piede in questa foresteria, appoggiarmi a quella ringhiera dove lei forse avrà trovato conforto. Vedere le stesse cose, avere lo stesso sguardo, trent'anni dopo».

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